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Pubblicità, similitudine yellow journalism-fake news ed esordio delle donne giornaliste

Pubblicità, similitudine yellow journalism-fake news ed esordio delle donne giornaliste

Necessario allo sviluppo della pubblicità, è senz'altro il più volte citato progresso tecnologico. I giornali tradizionali mutano forma ed estetica mo

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Necessario allo sviluppo della pubblicità, è senz’altro il più volte citato progresso tecnologico. I giornali tradizionali mutano forma ed estetica molto rapidamente, abbracciando nuovi stili comunicativi e registri grafici innovativi sempre più definiti. Dal 1894 il Sunday World introduce il colore e nel 1897 supera la soglia delle 250 mila copie, di contro alle circa 200 mila dell’edizione domenicale dell’Herald che pure vanta mezzo secolo di storia. Una delle novità che il Sunday World rilancia in grande stile è costituita dalle ben otto pagine di comics, di storie disegnate. Si tratta di un genere popolare per eccellenza, che sintetizza due grandi tradizioni della stampa periodica di massa. […] Tra i disegnatori del Sunday World si distingue Richard Outcault, il creatore di Yellow kid, un bambino sulla cui veste gialla compaiono le parole espresse a voce: una sorta di progenitore del fumetto contemporaneo. […] Per i lettori del giornale è un altro potente fattore di immedesimazione e riconoscimento, un altro potente veicolo di identità collettiva e comunitaria. Yellow Kid diventa così importante che il giornalismo sensazionalistico e popolare dei quotidiani come il World, erede di fine secolo della penny press, viene spesso chiamato yellow journalism (Storia del Giornalismo – Giovanni Gozzini). L’impatto devastante di questa nuova forma di comunicazione su carta stampata viene riassunta perfettamente da Stefano Dalla Casa in un articolo pubblicato sulla versione online della rivista Wired il 21/07/2017 (https://www.wired.it/attualita/media/2017/07/21/yellow-journalism-fake-news/). È interessante osservare come Dalla Casa paragoni il yellow journalism alle odierne fake news, le notizie bufala o, più semplicemente false. Il giornalista sostiene che come accade con l’espressione fake news, lo yellow journalism definisce un fenomeno che non si può risolvere con una distinzione tra paladini della verità e mercanti di menzogne. New York World e New York Journalnon pubblicavano solo ed esclusivamente notizie esagerate, false o non verificate, ma assieme alle innovazioni nella grafica, nel rapporto formato/prezzo (più pagine a un prezzo più contenuto) esagerazioni e scandali diventarono uno degli ingredienti per intrattenere il lettore e, quindi, vendere. Tutto questo senza rinunciare a una vocazione politica: il giornale di Pulitzer e quello di Hearst erano entrambi molto vicini al partito democratico e, a differenza di gran parte della vecchia guardia, non esitavano a promuovere riforme sociali. Insomma, le fake news a fine Ottocento continuavano a essere un elemento caratterizzante dei mass media. Questa nuova interpretazione del giornalismo introduce un ulteriore tassello nella costruzione dell’informazione moderna e, soprattutto, nella formazione del giornalista così come lo conosciamo oggi: l’inchiesta-verità condotta in prima persona sulla propria pelle. Attraverso il mascheramento della propria identità personale e lavorativa, il giornalista si rende partecipe e interprete dell’ “uomo qualunque”, cercando in tal modo di annullare la distanza tra stampa ed opinione pubblica, al punto da identificare l’una con l’altra: la massima parzialità del punto di vista dell’indagine si trasforma nella riedizione sotto altre spoglie del mito dell’obiettività. Al tempo stesso la donna giornalista conquista un proprio ruolo specifico: la figura femminile si rivela più idonea di quella maschile a gestire contatti umani delicati e a dare la sensazione di un interesse personale e umanitario piuttosto che la cinica ricerca di notizie più appetibili per il lettore (Storia del Giornalismo – Giovanni Gozzini).

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