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India: un passo avanti nell’istruzione

India: un passo avanti nell’istruzione

“Rupantara”, l'struzione arriva anche ai bambini delle comunità Grave Diggers. Spostiamoci nel sud dell’ India: a Bangalore. Una città di cui forse n

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“Rupantara”, l’struzione arriva anche ai bambini delle comunità Grave Diggers.

Spostiamoci nel sud dell’ India: a Bangalore. Una città di cui forse non avete mai sentito parlare nonostante conti più di 8 milioni di abitanti, in questa città ci sono circa 30 comunità di Grave Diggers (corrispondenti ai nostri becchini) che si occupano di scavare tombe all’interno dei cimiteri nei quali oltre a lavorare vivono insieme alle proprie famiglie. 

Vivendo dentro i cimiteri questi non hanno la possibilità di studiare ed il 90% di essi non ha mai frequentato una scuola, neanche gli studi primari nonostante in India vi sia l’obbligo scolastico.

Perché? Intanto per l’aiuto che i bambini danno ai genitori iniziando a lavorare già da 5/6 anni e poi perché studiare sarebbe visto come qualcosa di inutile dato che, anche se le caste sono state eliminate, per i più non vi sono speranze per un cambiamento sociale. 

Il progetto che ha preso vita nel 2016 si chiama “Rupantara” che tradotto significa “cambiamento”: esso porta lezioni di italiano, francese e spagnolo affiancate da gite nei musei e laboratori creativi ai bambini che vivono nei cimiteri.

Questo progetto in realtà sarebbe un dopo-scuola ma per molti rappresenta l’unica istruzione frequentabile date anche le difficoltà di apprendimento, a dare avvio a ciò è stato Samuel Gladson (opertaore di pace in Bangalore) supportato dalla Ong Hand To Hand.

Pochi dati statistici per questo nuovo progetto ma forse delle parole di una madre valgono di più rispetto a migliaia di dati: 

“Non abbiamo mai mandato i nostri figli a scuola, ma dopo l’esperienza fatta con questi volontari abbiamo capito che anche loro possono studiare. Facciamo questo lavoro da cinque generazioni e non voglio che i miei figli finiscano come noi”. (TgCom24)

Secondo me è davvero una #Bellastoria, #FacceCaso.

Di Claudia Biasci

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