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In viaggio con AIESEC: la Russia di Arianna

In viaggio con AIESEC: la Russia di Arianna

Arianna Sacco, studentessa di Bari, è partita per un’esperienza di volontariato in Russia la scorsa estate con AIESEC, ma al ritorno non era più la st

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Arianna Sacco, studentessa di Bari, è partita per un’esperienza di volontariato in Russia la scorsa estate con AIESEC, ma al ritorno non era più la stessa.

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica dedicata ai viaggi dei giovany di AIESEC! Oggi andiamo a leggere l’esperienza di Arianna, reduce da un bellissimo soggiorno in Russia.

Tutto ebbe inizio circa due anni fa, durante una chiacchierata fatta con una delle mie più care amiche, da poco di ritorno da un progetto di Global Volunteer in Turchia. Sentirla parlare di volontariato all’estero e dei sorrisi dei bambini attorno a lei con toni entusiastici mi aveva risvegliato qualcosa dentro. Allora forse era semplicemente la voglia di evadere dalla routine e di darmi degli incentivi relativi allo studio, ma facendo del bene agli altri.

Quando ho cercato i progetti sul portale non avevo dubbi sul Paese che avrei scelto: la Russia, tanto gigantesca quanto meravigliosa e ne ero convinta già prima ancora di visitarla. Quello che ho visto e vissuto dopo non ha fatto altro che confermare i miei pensieri di partenza. In quanto studentessa di lingua e letteratura russa avevo sempre sognato di visitare questo posto così lontano, di poterne conoscere la cultura, di passeggiare tra i grandi palazzi e le opere d’arte delle capitali e di poterne poi parlare una volta tornata a casa per ‘rompere’ tutti gli stereotipi e pregiudizi sentiti dalle persone intorno a me. D’altro canto, avevo sempre desiderato fare del volontariato nella mia vita, dunque stavo soltanto aspettando l’occasione giusta per “buttarmi” e mettermi alla prova.

Il mio progetto si basava sull’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n.16, ovvero “Pace, Giustizia e Istituzioni Forti”, in quanto finalizzato a favorire il dialogo tra bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni e prevenire situazioni di bullismo e discussioni violente tra di loro. Si è svolto in un campo estivo nei pressi di Ufa, la capitale della Repubblica della Baschiria, nella zona centro-meridionale del Paese. L’ho soprannominata ‘la città con le case dai tetti colorati’ perché costellata da un’infinità di tetti blu, verdi, rossi, gialli. In questo camp il mio compito era quello di affiancare lo staff team nella preparazione delle attività quotidiane: giocare con i ragazzi, insegnare loro l’inglese e la cultura italiana, preparare delle sessioni insieme e poi prendere parte alle ore di canto e agli spettacoli serali a tema.

Quei quasi due mesi in Russia sono stati i più belli della mia vita e mi sono resa conto che oltre a fare del bene agli altri ne ho anche fatto tanto anche a me stessa. Sono partita dall’Italia pensando di conoscermi e di conoscere i miei limiti insuperabili, quelli della timidezza e della paura di non farcela e di non essere abbastanza, e sono ritornata a casa poche settimane dopo nei panni di un’Arianna che si è finalmente riscoperta, con un’infinità di consapevolezze in più, che mai avrei raggiunto se non avessi vissuto questa esperienza.

Le sfide affrontate sono state tantissime, a partire dal compiere un viaggio così lungo da sola per la prima volta nella mia vita, fino al senso di inadeguatezza dato dal confronto con così tanti adulti e ragazzi che si aspettavano qualcosa di bello e speciale da parte mia che però non sapevo da dove tirar fuori. E la cosa più incredibile che potessi apprendere è che effettivamente non dovevo creare o tirar fuori niente di assurdo ma semplicemente essere me stessa e non avere paura di mettermi alla prova, di sbagliare, di cadere, perché attorno a me non avevo altro che sguardi curiosi e sorrisi gentili a suon di ‘Arianna, we love you!’ ad aspettarmi.

Ho conosciuto diverse persone che a distanza di mesi e nonostante la distanza continuo a sentire quasi tutti i giorni. Ho salutato tutti con la promessa di rivederci presto in futuro, perché una cosa è certa: un pezzo del mio cuore è rimasto lì, proprio in mezzo alle tazze fumanti di tè bollente bevute nonostante il caldo, a quei tetti colorati, alle cartoline ricevute, al kvas ghiacciato bevuto a tutte le ore, ai costumi indossati tra una scena e l’altra durante gli spettacoli, alle notti insonni, alle canzoni cantate tutti insieme a squarciagola e a quegli abbracci infiniti e indimenticabili.

Tornare a casa alla vita di tutti i giorni mi ha fatto capire inoltre che il vero viaggio, la vera differenza, non potevo né dovevo farla soltanto nel mondo esterno. La vera differenza posso farla tutti i giorni promettendomi di sfidarmi costantemente per diventare la protagonista della mia vita.”
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#FacceCaso

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