Idea per l'educazione civica: adottare un banco per insegnare da subito ai bambini a difendere la scuola, il bene pubblico a loro più vicino. Reintro
Idea per l’educazione civica: adottare un banco per insegnare da subito ai bambini a difendere la scuola, il bene pubblico a loro più vicino.
Reintroduzione a scuola dell’educazione civica. Un argomento di cui si è molto dibattuto nell’ultimo anno. La responsabilizzazione di bambini e ragazzi al rispetto della “cosa pubblica” dovrebbe essere uno dei cardini del sistema d’istruzione. E siccome il primo bene pubblico con cui si entra a contatto è proprio la scuola stessa, da un genitore arriva un’idea per spingere i ragazzi a prendersi cura del “loro bene comune”: adottare un banco.
In una lettera inviata a Repubblica il signor Luca Josi spiega come sfruttare “quel pezzo di legno e formica” per circoscrivere in esso il primordiale concetto di Stato. Ogni cittadino-studente riceve un banco all’inizio del suo percorso, con tanto di targhetta. E tramite esso nasce il suo rapporto con lo stato.
La tutela dell’integrità e pulizia di qualcosa con il proprio nome sopra, si legge nella lettera, sarebbe il primo voto di educazione civica di ogni bambino. Il rispetto di un oggetto ricevuto perché i suoi genitori lo hanno acquistato con le tasse. Quel banco è in parte suo. Lui ne è il “conduttore“, con il compito di difenderlo e preservarlo. E alla fine dell’anno, insieme ai suoi compagni, ciascuno per la propria parte, riconsegnerà il bene pubblico nelle condizioni in cui le era stato ricevuto. Portando a termine la sua missione di tutore adottivo.
La voce dei presidi
“Un gesto simbolico, anche se per cambiare la qualità della scuola serve ben altro. Ma intanto è un segno di attenzione“. A dirlo è Antonello Giannelli, dell’associazione nazionale presidi. “Il banco è un simbolo che va difeso“, imparare a prendersene cura è un messaggio civico molto chiaro. È proprio l’idea di assegnarvi un nome che ne rafforza il peso. Crea un legame più forte con l’oggetto perché, proprio in virtù della sua associazione alla propria persona, ci si tiene a farlo ben apparire.
“L’affidamento del banco così come di tutti i materiali e gli arredi della scuola viene già insegnato sin dai primi giorni di scuola – sostiene Giannelli – Il problema è cosa succede dopo“. Spesso infatti i banchi mancano proprio, oppure sono già rovinati. “Una cura personale – prosegue – sarebbe il segnale di un nuovo patto tra società e scuola. Una piccola cosa, simbolica. Un modo per avvicinare la società alla scuola di cui si fa un gran parlare, ma mai con un vero dibattito“.
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