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Niente scuola il sabato: i pro e i contro della settimana corta

Niente scuola il sabato: i pro e i contro della settimana corta

Quasi tutte le scuole italiane si stanno adeguando alla settimana corta. Ma quali sono i pro e i contro? E cosa ne pensano gli studenti? Siccome lo f

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Quasi tutte le scuole italiane si stanno adeguando alla settimana corta. Ma quali sono i pro e i contro? E cosa ne pensano gli studenti?

Siccome lo fanno tutti, allora ci adeguiamo. È un po’ questo il principio che sta permettendo nella scuola italiana la diffusione su larga scala della settimana corta. In pratica il sabato libero. Non si sa bene da quale input sia partita tale pratica. Da quale delle svariate riforme introdotte negli ultimi vent’anni derivi una simile evoluzione dell’orario scolastico. Sta di fatto che sempre più istituti, dalle primarie alle superiori, si stanno uniformando a un sistema che comprime le lezioni dal lunedì al venerdì.

In questo modo gli studenti stanno sui banchi almeno 6 ore al giorno. E alcuni hanno anche i rientri pomeridiani. A volte si rosicchia tempo, riducendo la durata delle ore a 50 minuti, per infilare una lezione in più nell’arco della mattinata. Perché alla fine dell’anno il monte ore deve essere rispettato per forza.

Il paradosso di questa contrazione è che dal 2010 proprio il numero delle ore di lezione annuali è stato aumentato. Ma è una delle tante contraddizioni del sistema scolastico, cui ormai non si fa più caso. Il punto è: a chi giova la settimana corta? A molti in realtà. Dirigenti, docenti e personale ATA hanno tutti un giorno di riposo in più. Stesso discorso per gli studenti. Lo stato risparmia su luce, gas e acqua, mentre i gestori dei locali e delle attività di svago guadagnano un po’ di clientela.

Le voci fuori dal coro comunque non mancano. Genitori in difficoltà, che magari, invece, il sabato lavorano e non possono gestire i figli. Specie quelli più piccoli. Alcuni insegnanti, che lamentano la mancanza di tempo per sviluppare bene il programma. Persino tra i ragazzi c’è chi ritiene un non senso ammazzarsi di fatica per cinque giorni per poi recuperare tutto insieme nel week-end. Il ritmo è particolarmente difficile da sostenere per i pendolari, costretti a sottrarre altro tempo dallo studio e alle proprie attività per i lunghi spostamenti.

Questo dibattito però non sembra interessare particolarmente. Nessun confronto istituzionale sulla didattica. Collegi docenti e consigli d’istituto che spesso votano in maniera difforme, senza discutere del tema. Ancora una volta si subisce la rivoluzione, con i pro e i contro, senza poterne far parte a pieno.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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