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Buoni propositi e idee per la riapertura delle scuole: ce la faremo?

Buoni propositi e idee per la riapertura delle scuole: ce la faremo?

Non si sa quando, ma la scuola italiana prima o poi riaprirà. Al ministero si moltiplicano le ipotesi e buoni propositi per la ripresa post pandemia.

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Non si sa quando, ma la scuola italiana prima o poi riaprirà. Al ministero si moltiplicano le ipotesi e buoni propositi per la ripresa post pandemia.

Risolto – si fa per dire – il nodo degli esami, la scuola italiana si interroga ora su come ripartire, quando l’emergenza Coronavirus sarà finita. O almeno contenuta. Perché se è ormai assodata l’illusorietà dell’ipotesi di rientro in classe a metà maggio, altrettanto sicuro è che a settembre l’anno nuovo partirà. Ma in che modo? Al Ministero gli scenari si stanno moltiplicando in questi giorni. E con essi le idee e i buoni propositi, da parte delle istituzioni, per risollevare le sorti del sistema d’istruzione italiano.

Il nodo principale anche per gli alunni sono le garanzie di sicurezza. Al pari delle attività lavorative o di svago, nelle aule si porrà il problema del distanziamento sociale. Il che, in molti istituti, non è una questione di facile risoluzione.

Le ben note situazioni di “classi pollaio” sono di vecchia data. Per questo si parla di turnazione degli alunni. Con lezioni sia la mattina, sia il pomeriggio. Non è ben chiaro come questa proposta possa andare a sovrapporsi o integrarsi all’idea di iniziare le lezioni già dal 1° settembre per recuperare parte dei giorni persi in questa primavera. Ma è intanto una base su cui ragionare. Magari con l’aggiunta di quel lavoro da remoto, che già in queste settimane ha permesso ai ragazzi di continuare a studiare. Le lezioni on line, dunque – altra ipotesi sul piatto – potrebbero proseguire anche dopo l’estate.

Vero è che la didattica a distanza in alcuni casi non ha aiutato per nulla. Anzi, ha semmai fatto emergere ancora di più quelle disuguaglianze fra diversi contesti sociali, che invece la scuola dovrebbe colmare. Ma questo è un’altro aspetto del problema, che al Miur vorrebbero risolvere. Perché, parole della ministra Azzolina, “la scuola a distanza la porteremo con noi nel tempo“. Le stime dei costi da sostenere si aggirano attorno ai 3 miliardi di euro, per permettere a tutti gli istituti di adeguarsi ai piani. Per questo la titolare di viale Trastevere ha annunciato nuovi fondi e, sempre parlando di sicurezza degli studenti, anche un intervento sull’edilizia scolastica. In effetti, a poco servirebbe digitalizzare l’intero sistema d’istruzione, se i solai continueranno a cadere sulle teste dei ragazzi.

Di fatto, sono tutte idee e buone intenzioni che ciclicamente vengono riproposte. Ce la faremo grazie a questa pandemia a concretizzarne qualcuna?

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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