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Maturità 2020, Top&Flop di un esame unico nel suo genere

Maturità 2020, Top&Flop di un esame unico nel suo genere

Vista la particolarità della situazione, la Maturità 2020 passerà alla storia come caso unico e, si spera, irripetibile. Ecco i Top&Flop di quest'

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Vista la particolarità della situazione, la Maturità 2020 passerà alla storia come caso unico e, si spera, irripetibile. Ecco i Top&Flop di quest’anno.

La covid-edition dell’esame di Maturità ha fatto il suo esordio da circa una settimana. Quanto basta per un primo bilancio. Tutti, a prescindere, speriamo si tratti di un fatto irripetibile. Un evento che rimarrà negli annali della storia umana. Unico nel suo genere, come lo scudetto del Casale o il ministro Di Maio che azzecca un congiuntivo. La combo tra pandemia e agitazione per la prova finale ha generato effetti devastanti sulla psiche dei maturandi. E nessuno può umanamente augurare ad altri di vivere la stessa situazione.

Fatta questa dovuta premessa, vale comunque la pena scomodare il vecchio luogo comune “ha fatto anche cose buone“. Giusto quel minimo sindacale necessario per poter stilare una Top&Flop della #Maturità2020.

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Siccome sono veramente poche, partiamo dalle 3 cose “migliori”, o per lo meno “salvabili” di questa esperienza ai limiti dell’assurdo.

Empatia prof-studenti

L’ultimo anno è sempre un po’ particolare. Ormai si è praticamente entrati nell’età adulta e anche i rapporti personali si evolvono. Compresi quelli con i professori. Salvo singoli casi particolari e al netto del carattere più o meno spigoloso di ognuno, in generale si può affermare che in 5°, soprattutto negli ultimi mesi, si crei un certo legame tra alunni e docenti.

Quest’anno, in particolare, la condivisione del dramma dell’isolamento forzato, unita alle sofferenze imposte dalla didattica a distanza non può che aver cementato ancor di più questo aspetto affettivo. Una forma di reciproca empatia per darsi manforte e supportarsi in un periodo difficile.

Niente folla al seguito

Benedette siano le regole sul distanziamento sociale. Poco importa che la sera dopo l’esame (e anche quella prima) i ragazzi vadano ad accalcarsi in qualche piazza a ridere, scherzare, bere, fumare, fare baldoria tutti insieme. In sede istituzionale su la maschera (di bronzo) e tutti ligi alle norme. Dentro l’aula entra un solo studente per volta che può portare con se massimo un congiunto. Niente imbarazzante tifo da stadio. Niente processione di parenti che ti chiedono “Come ti senti?”. Niente irritanti buffetti o pacche sulle spalle. Il paradiso.

Svolta! Esame più facile!

Decisamente il punto più controverso di tutta questa situazione. Ma comunque la si pensi resta innegabile un dato oggettivo. All’atto pratico tutto si svolge davanti ad una commissione interamente interna (tranne il presidente) e in un’unica prova orale di un’ora. Niente 6 ore per il tema. Niente 6 ore per la seconda prova, che dall’anno scorso è diventata persino mista. Niente Mike Bongiorno che ti chiede quale busta vuoi aprire per provare a vincere il premio finale.

Con tutte le difficoltà che i ragazzi hanno dovuto affrontare da marzo a oggi (e davvero non sono state poche), almeno la maturità, rispetto agli altri anni, è stata edulcorata.

Flop

Ma è proprio quest’ultimo aspetto a catapultarci nell’elenco delle cose “peggiori” di quest’incubo chiamato Coronavirus.

L’etichetta della Maturità regalata

Volenti o nolenti, infatti, i maturandi di quest’anno porteranno addosso per sempre l’etichetta di quelli a cui “la maturità è stata regalata”. Un giudizio a priori, superficiale, ingeneroso e irrispettoso nei confronti di chi, al di là di tutto, ci ha messo anima, cuore e impegno per arrivare fino in fondo. Purtroppo però, la triste realtà è quella della battutina ironica, delle voci dette a mezza bocca e del falso pietismo. Un caloroso benvenuto nel mondo dei grandi, insomma.

Le esperienze non vissute

3 mesi di chiusura totale non hanno significato solo il supplizio di dover fare lezione attraverso un monitor. Sono stati anche un’enorme privazione che ha tolto a una generazione la possibilità di vivere fino in fondo l’ultimo anno veramente spensierato della propria vita. Non poter rivedere i propri compagni per oltre novanta giorni, gli ultimi da passare in classe insieme, condividendo ansie e aspettative per il futuro, è qualcosa che nessuno potrà mai restituire loro.

I momenti di totale goliardia come la gita dei cento giorni, l’ultimo ultimo giorno di scuola, un viaggio d’istruzione all’estero. Tutte gioie che il virus ha strappato via a migliaia di ragazzi e ragazze.

Disorganizzazione totale

Terzo e ultimo punto. Ma solo perché decidiamo di fermarci qui, altrimenti faremmo invidia alla Treccani per quanto ancora si potrebbe (male)dire di quest’anno. La disorganizzazione.

Ok, l’emergenza sanitaria ha colto tutti di sorpresa. Ha fatto collassare interi sistemi statali, molti dei quali ben migliori del nostro. Però l’essersi ritrovati a circa due settimane dal via agli esami con ancora l’incognita commissioni, senza sapere come avrebbe funzionato l’interrogazione e privi di indicazioni di metodo su come prepararsi materialmente per questa prova sui generis, per gli studenti è stato un dramma nel dramma.

Resterà un qualcosa di inimitabile questa maturità 2020. Ne siamo certi. Soprattutto perché nessuno potrà mai dimenticare l’atroce ansia vissuta.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefé

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