La cantautrice napoletana Lena A. ha recentemente pubblicato un nuovo singolo, "Adesso Cera", ed io ho voluto scambiarci quattro chiacchiere. Ho inco
La cantautrice napoletana Lena A. ha recentemente pubblicato un nuovo singolo, “Adesso Cera”, ed io ho voluto scambiarci quattro chiacchiere.
Ho incontrato Lena A., cantautrice di Napoli che si muove tra elettronica e cantautorato indie, esplorando lo spettro dei sentimenti, invitando sempre a non nascondersi.
Ecco cosa mi ha raccontato riguardo il suo singolo dal titolo Adesso Cera.
Cosa significa giocare a nascondino con le proprie emozioni?
Significa far finta che lo spettro delle emozioni non sia del tutto vivibile ed attraversabile. Significa pensare di poter allontanare le emozioni che ci mettono più in difficoltà, con la speranza che quando si ripresenteranno, noi riusciremo a gestirle. Pensiamo che loro si siano nascoste e compito nostro sia trovarle, ma è esattamente il contrario: noi ci nascondiamo e loro continuano a rincorrerci.
Il tuo progetto sembra volersi allontanare sempre di più dai canoni del cantautorato pop, per avviarti in quelli dell’elettronica. Hai delle influenze musicali particolari che ti indirizzano in tal senso? Qualcuno in Italia?
L’idea è di cercare un flusso musicale che riesca a non fossilizzarsi né sul cantautorato né sull’elettronica, ma di integrarli l’un l’altro, anche perché sempre di pop stiamo parlando, cambia la forma, ma quella è l’intenzione. Giovanni Carnazza, che produce i miei brani, ha curato la sezione di elettronica e i riferimenti musicali sono: Lorde, CHVRCHES, Radiohead, Massive Attack, Aurora, Margherita Vicario.
Il 2020 è stato un anno che, nonostante tutto, ha saputo lasciarti qualcosa?
Mi ha lasciato emotivamente in sospeso, ma mi ha anche restituito l’importanza di comunicare solo attraverso lo sguardo. In un mondo di mascherine, gli occhi sono diventati l’unica arma efficace per stabilire un contatto profondo. Musicalmente parlando invece, il 2020 lo ricorderò come il mio personale inizio.
Come sarà un live di Lena A., quando potremo tornare a suonare?
Spero di poter portare live il mio modo di vedere la musica, ovvero una fusione tra il digitale e l’analogico. Immancabile quindi la presenza dei miei 88 tasti, del contrabbasso e dei synth.
Come è iniziata la tua collaborazione con Giovanni Carnazza?
Un incontro fortuito a Roma, fine dicembre 2019. Da lì è iniziato un via vai Napoli Roma: contrabbasso sulle spalle di Marco Lembo, l’altro musicista del progetto e mani sulla tastiera per registrare i brani.
Per quali motivi nascondiamo le nostre emozioni?
Perchè non comprendiamo il valore terapeutico dell’attraversarle. Siamo maestri della procrastinazione, dell’adattamento, ci soffermiamo sul sopravvivere piuttosto che sul vivere. Siamo anche soggiogati da un mondo che non ci vuole fragili, un mondo in cui ad un bambino viene insegnato che non si piange, perché piangere è sinonimo di debolezza.
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