Tempo di lettura: 2 Minuti

Interruzione volontaria di gravidanza: quanto conta l’opinione dei coetanei?

Interruzione volontaria di gravidanza: quanto conta l’opinione dei coetanei?

Dopo l’Interruzione volontaria di gravidanza, una ragazza si ritrova a fronteggiare biglietti offensivi sparsi per la scuola… È successo nel piacenti

Anno sabbatico per prof: il nuovo metodo inglese per impedire che abbandonino le scuole
La scuola vista dagli adolescenti: ecco come i giovani si auto-valutano
USA: le sparatorie continuano in Texas

Dopo l’Interruzione volontaria di gravidanza, una ragazza si ritrova a fronteggiare biglietti offensivi sparsi per la scuola…

È successo nel piacentino, una ragazza (che preferiamo lasciare nell’anonimato), dopo aver deciso ed effettuato un’interruzione volontaria di gravidanza è stata presa di mira da dei bigliettini offensivi sparsi per tutta la scuola

I suddetti messaggi pro-life, lasciati da coetanei, che hanno poi affermato fosse solo uno ”scherzo” attraverso un altro biglietto, sono risultati assolutamente impropri, così, sotto i disegni dei feti, vengono allegate alcune delle seguenti frasi: “ho bisogno fi afFETtO” oppure “Io feto, tu aborto”.

Ma partiamo dal principio, perché è improprio utilizzare la parola aborto piuttosto che interruzione volontaria di gravidanza?
Utilizzando la parola “aborto” ci si sofferma soltanto sulla concezione della rimozione del feto dal corpo della madre, mentre, con la seconda, si prende consapevolezza dell’intero fenomeno, che non riguarda soltanto il feto in quanto tale, ma la donna che si trova a prendere questa decisione.

Ovviamente, rimarremo neutrali, e non innalzeremo un punto di vista rispetto all’altro, ma ci limitiamo ad analizzare il fenomeno, anche perché si entrerebbe nella questione etica che differisce in ognuno di noi.

Non ci concentriamo dunque sulla scelta della ragazza, se sia stata giusta o sbagliata, ma piuttosto sul concetto di scelta che sembra talvolta sfuggirci di mano.

Come affermava Kierkegaard, l’uomo è libero soltanto nel momento in cui possiede una volontà e la applica attraverso delle scelte, ma l’avere il coraggio di fare una scelta antepone un sentimento che più ci caratterizza: l’angoscia.
Difatti, soprattutto durante l’adolescenza, l’angoscia della scelta è uno di quei sentimenti ricorrenti, il quale tende a spossare i ragazzi ed in più, questo periodo non è proprio il fiore della semplicità

Adesso, una ragazza che deve di per sé affrontare un tête-à-tête con la propria coscienza, prendere una decisione difficile, personale, la quale le segnerà il futuro in maniera irrevocabile e, dopo averlo fatto, riceve una valanga di odio a scuola, il posto che per eccellenza dovrebbe essere neutrale, non è come porla ad un’ulteriore stress psicologico che potrebbe avere seri riscontri sia nel presente che nel futuro?

Infondo, l’opinare una scelta simile è come negare ad un essere umano di fare la propria scelta, e non è altro che una “dittatura sociale” ed una cattiveria gratuita ad una persona che sta già affrontando un proprio trauma…

#FacceCaso

Di Alessia Sarrica

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0