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Diritto alla disconnessione: quando l’esser sempre connessi diventa troppo pesante

Diritto alla disconnessione: quando l’esser sempre connessi diventa troppo pesante

Smart-working, DAD, più si sta in casa, più si diventa reperibili in ogni istante, per questo, il diritto alla disconnessione punta ad una boccata d'a

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Smart-working, DAD, più si sta in casa, più si diventa reperibili in ogni istante, per questo, il diritto alla disconnessione punta ad una boccata d’aria.

Più si sta connessi, più si pensa di poter reperire continuamente chiunque: dai datori di lavoro agli insegnanti, dagli studenti ai dipendenti, così, già da qualche mese, si parla di Diritto alla disconnessione.

Ma facciamo un passo indietro: all’inizio di tutta questa situazione era dilagato il panico più assoluto, mentre adesso, che ci si è abituati agli schermi, si comincia a percepire la stanchezza della routine, accompagnata dalla noia e dalla scarsa volontà di fare.

Così, ognuno si sente come pietrificato in una dimensione ambigua: tra un tempo troppo dilatato ed uno scorrere continuo che porta con sé ansia ed angoscia, ma vi sono anche giornate di cui non rimane nulla, dimenticandosi persino cosa si ha fatto.

Tutto questo è dato dal fattore monotonia e gli imprevisti non esistono più, si crede che bisogni solo studiare e lavorare: tanto non si ha nient’altro da fare.

Ma a lungo andare, diventa veramente snervante venir cercati continuamente per svolgere mansioni, trovare le consegne che spuntano come funghi, avere le lezioni/riunioni estemporanee, come ad esempio riunioni dopo cena, decise all’ultimo secondo, o piazzate casualmente nel pomeriggio…

Eppure, inizialmente si cercava il lato positivo in tutto ed anche del tempo libero da dedicarsi, adesso si spera soltanto in un po’ di tregua e proprio per questo nasce l’idea del diritto alla disconnessione.

Ma cosa si intende?
Il diritto alla disconnessione è il diritto dei lavoratori, ed aggiungeremmo anche degli studenti, di non ricevere alcuna comunicazione di servizio in maniera estemporanea alle normali attività lavorative o lezioni a distanza.

Perché includere gli studenti?
Stando sempre connessi, soprattutto per i giovani, l’unico momento di svago sembra lo scrollare le pagine dei vari social network e la noia pervade sempre più.
Senza stimoli, anche gli imprevisti hanno perso il loro fascino e sono stati dichiarati deceduti, riesumati soltanto da professori burloni che lasciano attendere i propri alunni davanti uno schermo.

Insomma, nell’attesa dell’affermazione di questo diritto, ci si accontenta di un minimo di dieci ore di utilizzo dello smartphone giornaliero, sperando in qualcos’altro…

#FacceCaso

Di Alessia Sarrica

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