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Psicologia: come evitiamo il “contagio morale”

Psicologia: come evitiamo il “contagio morale”

La ricerca condotta sugli alunni dell’Università Milano-Bicocca assieme al dipartimento di Psicologia di Bologna. Di Alice Nieri A quanto sembra il no

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La ricerca condotta sugli alunni dell’Università Milano-Bicocca assieme al dipartimento di Psicologia di Bologna.

Di Alice Nieri

A quanto sembra il nostro cervello è moralista. Questa è la conclusione di una ricerca condotta dall’università di Milano-Bicocca e dal dipartimento di Psicologia di Bologna.
Gli autori si sono concentrati sui movimenti sincronici, ossia i comportamenti spontanei, ed hanno dimostrato che mentre parliamo con una persona tendiamo ad imitare i suoi movimenti e in questo modo ci entriamo in sintonia. Ma c’è un però. Questo avviene solamente quando non riteniamo che il nostro interlocutore si sia comportato in modo disonesto, perché in caso contrario, la sincronia risulta molto difficile, e comunque più lenta.

Sono stati 92 gli studenti universitari che si sono offerti volontari per la ricerca. Successivamente sono stati divisi in coppie con il compito di eseguire dei movimenti sincronici dettati dal partner, che ogni volta veniva percepito in modo diverso (una volta onesto, un’altra disonesto). E’ stato poi registrato il tempo che passava tra il movimento del partner e il movimento imitato, e si è visto che quando l’interlocutore veniva ritenuto disonesto, il tempo era molto lungo; diminuiva quando veniva visto come una persona onesta e rimaneva invece più o meno lo stesso nel caso di un interlocutore più o meno socievole.

La ricerca ha quindi visto il modo in cui la moralità degli individui influenza la capacità di entrare in relazione con gli altri e di come si tende ad imitarli spontaneamente. Quando entriamo in relazione con un’altra persona, vogliamo conoscerne i dettagli, quindi se è una persona sincera o scorretta. Se sappiamo che la persona con cui ci stiamo relazionando è sleale, i nostri movimenti automatici ne risentiranno, ovvero saranno più lenti e meno evidenti.
Possiamo definirla come una difesa implicita del nostro corpo verso quello che riteniamo scorretto, praticamente una morale inconscia, che ci consiglia con chi relazionarci o meno.

Di Alice Nieri

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