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La banda dei professori: a scuola il pomeriggio senza ricevere un euro

Da qualche anno è partito un progetto che prevede la nascita della ‘scuola popolare’ per i ragazzi che soffrono disagi economici o di apprendimento. D

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Da qualche anno è partito un progetto che prevede la nascita della ‘scuola popolare’ per i ragazzi che soffrono disagi economici o di apprendimento.

Di Giulia Pezzullo

Milano – Ore 8 del mattino, suona la campanella della scuola. Nel pomeriggio, però, le aule aprono le porte ai ragazzi che non possono permettersi un’istruzione a pagamento o che hanno bisogno di un’attenzione in più.
Il progetto “Non uno di meno”, nato nel 2011, mette il lavoro volontario di professori e presidi a disposizione degli studenti delle scuole popolari pomeridiane. Ad oggi, si contano sette scuole nel circondario milanese, tra medie e superiori, e tutte con lo stesso principio base: evitare la dispersione scolastica e il rischio di abbandono degli studi. Il presidente del comitato dei genitori di una scuola media inclusa nel progetto dichiara: “Dopo i tagli degli anni passati alla scuola pubblica non ci sono più risorse per seguire da vicino chi è a rischio dispersione; per questo ci affidiamo a queste persone che fanno un lavoro straordinario con i nostri ragazzi”. La rete di insegnanti che offrono volontariamente la loro esperienza e la loro professionalità è fitta e conta 65 persone tra le quali ex docenti di materie umanistiche e scientifiche, presidi in pensione, professori del Politecnico di Milano e professionisti di lingue straniere.

Tutti loro sono accomunati dal desiderio di vedere realizzati i sogni dei ragazzi meno fortunati o più complicati da gestire dietro i banchi di scuola e dal bisogno di sopperire alle mancanze del sistema scolastico italiano che non riesce (per mancanza di volontà, probabilmente) a risolvere problemi che avrebbero una soluzione molto semplice. Lo dimostra il fatto che alcuni professori, ossia semplici esseri umani non politici, passano i loro pomeriggi con dei ragazzi che hanno voglia di imparare per poter avere un futuro migliore e insegnano loro ciò che conoscono e ciò per cui hanno studiato. E tutto questo, senza ricevere un euro. Effettivamente sembra una favoletta raccontata ai bambini per infiocchettare la realtà poco piacevole della cultura in Italia, ma l’aiuto che i docenti volontari danno agli studenti delle scuole popolari di Milano è reale e tangibile e si basa sulla passione di una serie di professionisti desiderosi di creare aspettative e sogni anche nella mente dei ragazzi meno abbienti. A questo proposito, un insegnante delle aule del pomeriggio, Maria Teresa Punzo, afferma: “La soddisfazione nel vederli recuperare ci ripaga di tutta la fatica”.

“Non uno di meno” è uno di quei pochi sprazzi di luce in un cielo nuvoloso e grigio che prospetta la retrocessione della scuola italiana. Lo Stato non accenna a tentare di creare un valido sistema didattico riformato e attuale basato sulle necessità di tutti gli studenti e di tutti i docenti. Giansandro Barzaghi, presidente del progetto, infatti lancia l’accusa: “La dispersione è una piaga sociale che avrebbe bisogno di un piano straordinario di governo e Regione”. Per ora, tuttavia, siamo costretti ad accontentarci (se così si può dire, dato che si tratta di uno splendido esempio di civiltà) del senso civico di una ‘banda di professori’ che ha avuto il coraggio di intraprendere un percorso intenso per crescere generazioni sempre più capaci e intraprendenti.

Di Giulia Pezzullo

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