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Droga nei licei. Come contrastare il fenomeno?

Quali sono gli strumenti migliori per avere risultati duraturi? Di Stefano Di Foggia Negli ultimi tempi si sono susseguite notizie di interventi delle

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Quali sono gli strumenti migliori per avere risultati duraturi?

Di Stefano Di Foggia

Negli ultimi tempi si sono susseguite notizie di interventi delle forze dell’ordine all’interno delle scuole, per contrastare il consumo e lo spaccio di stupefacenti.
Questi fatti hanno generato le reazioni più disparate, come quella della ragazza del liceo Virgilio intervistata in merito a quanto accaduto nella sua scuola.
La riflessione di oggi scaturisce da delle domande che forse voi, come me, vi siete posti: tutto questo serve a qualcosa? Questo tipo di azioni sono uno strumento efficace? Esiste un solo modo per perseguire un crimine di quel tipo?

La questione sulla legge che persegue chi fa uso di sostanze stupefacenti è, di per se, controversa. C’è chi pensa che sia troppo rigida e che vada cambiata e chi vorrebbe legalizzare alcuni tipi di sostanze. Ma ad oggi, non si può assolutamente negare che consumare, possedere o commerciare droghe, anche leggere, sia un crimine. Il punto, quindi, non è se sia opportuno o meno contrastare il fenomeno, ma quale sia il modo più efficace per farlo.

Obiettivo dello Stato deve essere educare i giovani e quando necessario riabilitarli. I mezzi devono essere specifici e mirati, versatili a seconda delle situazioni e dei soggetti.
E’ importante, quindi, che la repressione di un fenomeno sia accompagnata da una corretta informazione e da un’efficace educazione. La punizione fine a se stessa non crea cittadini migliori, ma danneggia ulteriormente i soggetti già a rischio. Nuoce gravemente alla società, che entra in aperto conflitto con chi dovrebbe sentirsi parte di essa. Se è giusto arrestare un ragazzo in una scuola per qualche grammo di hashish bisogna però evitare la stigmatizzazione pubblica della persona e della sua famiglia e le inevitabili ripercussioni sulla sua formazione e sul suo futuro. Altrimenti, questi interventi creano un divario tra il soggetto e le istituzioni dannoso per entrambi. Gli studenti non sempre capiscono le modalità dell’intervento, considerando ipocrita uno Stato che lucra su sigarette, alcool e gioco d’azzardo, dannose più, o almeno quanto le droghe leggere. Pur ammettendo l’esistenza di ragioni che giustificano questa selezione i ragazzi, in alcuni casi, non le comprendono o proprio non le conoscono, forse perchè ci si è limitati alla sola repressione, senza un attenta campagna di sensibilizzazione ed educazione. Quasi un milione di giovani, in 25 anni, sono finiti davanti al prefetto per reati di questo tipo, ma questo non ha generato alcuna flessione dei consumi. E’ evidente allora che lo Stato non stia vincendo questa battaglia.
La repressione, da sola, genera il paradosso per il quale sono più le vittime della “guerra alla droga” che le vittime della droga stessa. E può sembrare che alcune sostanze non siano vietate perchè fanno male, ma che facciano male perchè sono vietate.

L’educazione alla legalità dei giovani non è semplice ma non ammette semplificazioni. Bisogna avere uno sguardo ampio e proteso verso il futuro, cercando di prevedere il maggior numero di conseguenze.
Lo Stato dovrebbe limitare la punizione ad un extrema ratio e puntare piuttosto sulla sensibilizzazione e sulla formazione.

Non è una strada facile, i risultati non sono immediati ma potrebbe risultare l’unica percorribile.

Di Stefano Di Foggia

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