Prosegue la seconda serie, firmata Sollima, sulla Napoli criminale, presentandoci questa volta un colpo di scena che stravolgerà tutti gli equilibri c
Prosegue la seconda serie, firmata Sollima, sulla Napoli criminale, presentandoci questa volta un colpo di scena che stravolgerà tutti gli equilibri conosciuti finora.
Di Irene Tinero
La terza puntata è del tutto incentrata sul binomio religione-criminalità: quale personaggio sarà allora protagonista? Ovviamente Don Salvatore, che vedremo anche in una veste “romantica”.
Alla figura di Don Salvatore è legata la celebrazione di un battesimo: forse un richiamo al Padrino di Coppola e a Michael Corleone. Come ogni iniziazione cattolica che si rispetti deve esserci un prete: il sacerdote non si limita alla presenza fisica, ma lamenta a Don Salvatore la permanenza di una piazza di spaccio proprio davanti la sua chiesa. Su consiglio del boss, il religioso organizza una manifestazione nel quartiere: la piazza del Rione S. Rosa verrà chiusa. Nessuno osi mettersi contro la Chiesa. Il prete coraggioso è un cliché in Gomorra: nella prima serie a celebrare il funerale di Danielino è la personificazione di Padre Mauro, il vero sacerdote che, in occasione del reale addio ad Emanuele, pronunciò il fatidico discorso contro la Camorra di cui ci parla Roberto Saviano. In questa terza puntata assistiamo a ben due manifestazioni, quindi ad un’opposizione diversa, forse più forte, davanti alla quale non possiamo non pensare al caso di Peppino Diana, ucciso dalla Camorra nel 1994. (Eccezione rispetto al diktat del paragrafo sopra.)
La religione diviene uno sfondo e per un momento ci si concentra sugli equilibri, molto precari, all’interno dell’Alleanza: ricorderemo che Salvatore, Ciro, la new entry Chanel ed altri, si sono uniti in nome della democrazia contro il sistema Savastano. Come era prevedibile, dove c’è potere non c’è uguaglianza: sebbene tutti siano liberi di comprare la droga (nascosta nelle statue della Chiese, tanto per rimanere in tema) nessuno la vende ad un prezzo migliore del boss italo-spagnolo. Sostanzialmente Salvatore li obbliga a comprarla da lui, guadagnandoci due volte. In gruppo ognuno interpreta un ruolo, ma dietro le quinte viene organizzata un’imboscata, con “Ciro il doppiogiochista” in prima fila, che prenderà vita in una processione, che richiama in maniera macabra l’organizzazione del Ku Klux Klan: è qui il primo vero colpo di scena di Gomorra 2.
La quarta puntata è tutta al femminile e ci viene finalmente mostrato chi è Donna Annalisa, detta Chanel, nuovo personaggio della serie: presentata in un momento tutto rosa, in pieno shopping, nessuno immaginerebbe che la commessa del negozio diverrà l’altro importante polo nel corso dell’episodio. Patrizia, questo il nome della ragazza, non è una persona qualsiasi: è la nipote di O’ Malamore, l’unico uomo in vita, rimasto fedele a Don Pietro. Proprio lo zio farà leva sulle necessità della giovane, costringendola a partecipare alla guerra di Camorra che sta per aprirsi: è da Patrizia che parte la soffiata grazie alla quale Chanel verrà derubata della sua vincita a carte e sarà la giovane a diventare gli occhi e la bocca di Don Pietro, tornato in città ma nascosto davanti le sue amate Vele.
Chanel e Patrizia sembrano essere la figurazione delle due anime di Donna Imma: quella crudele è in Annalisa, mentre la componente materna, di moglie, ma pur sempre dura, è nella giovane ragazza.
Consapevoli che Don Pietro è a Napoli, la tensione giunge all’apice: tra Ciro e Annalisa sembra venirsi a creare una contrapposizione che richiama troppo quella con Immacolata. Contro qualsiasi aspettativa la soluzione non è la guerra, ma la pace e a proporla è Ciro Di Marzio: che venga chiamato O’ Malamore per un incontro, ma non con Pietro, bensì con Gennaro. Scacco matto per il boss Savastano.
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