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Gomorra: episodi 7 e 8

Gomorra: episodi 7 e 8

Come nella stagione precedente, Sollima lascia che il pugno allo stomaco tipico, la violenza inaudita, maturi lentamente e arrivi dritta allo spettato

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Come nella stagione precedente, Sollima lascia che il pugno allo stomaco tipico, la violenza inaudita, maturi lentamente e arrivi dritta allo spettatore.

Di Irene Tinero

Fin’ora l’avevamo notata a tratti la new entry “il Principe”, chiamato così per la sua eleganza e abilità nel taglio della droga, che frutta non poco denaro all’Alleanza intera: sebbene Gabriele sia lo spacciatore con la piazza più florida, in nome della democrazia, i guadagni devono essere divisi in parti uguali.
E allora qui vi chiedo uno sforzo di memoria non indifferente: fine della prima stagione, il clan Savastano è diviso dalla possibile alleanza con Conte. Nel pieno di una lite, Zecchinetta ricorda che la loro sola bandiera “song i soldi”: Gabriele, detto “il Principe”, è la perfetta incarnazione di questo antico retaggio camorristico. Consapevole delle sue capacità, stabilisce un’alleanza con Gennaro, che dal canto suo “vuole un amico in quella banda di serpenti”: i guadagni fuori dal Sistema si notato attraverso macchine, case, pantere in giardino e il ragazzo attira negativamente l’attenzione su di se.
Si è ormai innescato un meccanismo a tre, dove i poli antagonisti non sono i Savastano e Ciro, come tutti ci saremmo aspettati, ma padre e figlio, con l’Alleanza nel mezzo. Inaspettatamente il Principe diventa il bersaglio di Don Pietro, perché è l’anello forte del gruppo e rappresenta l’unico appiglio di Gennaro a Napoli: è un modo perfetto per colpire il figlio.
Come scuola Di Marzio insegna, Pietro mette l’uno contro l’altro, cavalcando l’onda dell’astio di Rosario nei confronti di Gabriele: qualcuno spara sulle vetrine di un centro estetico, proprietà della fidanzata del Principe (interpretata da una simpaticissima, quanto inaspettata, napoletana), e tutti i sospetti ricadono su Rosario, che, umiliato pubblicamente, perde la sua piazza di spaccio. In questo gioco di “tutti contro tutti”, il primo morto equivale allo scoppio di una guerra. Così Pietro spara un bel colpo in testa al Principe, la cui morte era chiara a tutti dopo un paio di minuti dall’inizio della puntata e un po’ dispiace perché, tra tutti, era forse “il meno peggio”, affiliato ai soldi più che al sangue.

Nell’episodio ottavo Rosario si ritrova tutti gli occhi puntati addosso: per paura di avere un altro “frate” a cui dover far visita in un cimitero, Ciro gli consiglia di allontanarsi da Napoli. La fuga sul litorale laziale serve a poco: dopo aver confessato alla moglie la vergogna di Ciro, davanti la figlia, Rosario è crivellato da una mitragliatrice. Sempre lo stesso gioco, solo che adesso i sospetti ricadono su O’ Mulatt (che vediamo durante una lampada, il che riprende in maniera eccessiva la Gomorra di Garrone), fedele amico del Principe: Ciro riesce a raggiungere Angelo, il ragazzo che rubò la vincita a Chanel, a cui l’Immortale salvò la vita in cambio del nome del suo mandante. Questa volta ha agito sempre per conto della stessa mano, incastrando il Principe: quando a colpi di palate, Angelo fa di nuovo il nome di Don Pietro, Ciro capisce il gioco del boss Savastano e invita l’Alleanza a rimanere unita. Rimasto solo lui, Angelo ed una fossa, Ciro risparmia la vita del ragazzo una seconda volta.
Tutti i capi saldi dell’Immortale stanno crollando e lui è continuamente perseguitato dallo spettro di Deborah (più presente ora che nella prima stagione)e dal suo rimorso di coscienza. Il gigante crollerà? Effettivamente ci sono state diverse scene all’interno del cimitero molto simboliche, che lasciano quasi intendere la fine di Ciro. Chissà che il suo posto non venga preso da Chanel, a cui auguriamo tutti un punto di svolta, altrimenti rischia di classificarsi come il “personaggio flop” per eccellenza.

Di Irene Tinero

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