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Boschi e lo studente, un racconto di ordinaria amministrazione

Boschi e lo studente, un racconto di ordinaria amministrazione

A Catania va in scena un siparietto tra un giovane studente, il rettore e la Bosch. Manco si fosse a teatro. “Credo che questo paese abbia bisogno di

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A Catania va in scena un siparietto tra un giovane studente, il rettore e la Bosch. Manco si fosse a teatro.

Credo che questo paese abbia bisogno di piccoli atti di coraggio, a partire dal quotidiano”. Ha esordito così Alessio Grancagnolo, giovane studente di Giurisprudenza di Catania, durante un dibattito avvenuto nella sua università, che vedeva protagonisti gli studenti e il ministro Maria Elena Boschi. 8 minuti, soli 8 minuti sono bastati a questo ragazzo per finire su tutti i giornali e diventare il protagonista di un’acceso dibattito politico settimanale. Si, perché quegli 8 minuti sarebbero potuti essere 10,11 o di più, salvo che ad un certo punto, ad intervento non ancora terminato, ad intromettersi è stato il rettore dell’università Giacomo Pignataro, che ha espresso come quel dibattito non fosse un “tour propagandistico”, accusa rivolta all’incontro da Alessio, ma “un incontro del ministro con i nostri studenti. Lei (riferito al giovane) ha parlato oltre il doppio degli altri, non era previsto un contraddittorio quindi, chi non gradisce il format, può anche non partecipare.

A questo punto il ministro Boschi prende parola e risponde, praticamente punto per punto, alle “accuse” rivolte al suo governo. Punto per punto. 15 minuti o qualcosina in più. Perché in questo paese funziona così, e ad uno studente preparato, che viene interrotto, corrisponde sempre un ministro che ha il doppio del tempo a disposizione per fare politica, per non si sa quale precisato motivo. “Apprezzo la passione nel sostenere le proprie idee” dice la Boschi, “anche se ovviamente non condivido i contenuti. Mi auguro che la passione ci sia nei prossimi mesi, anche da chi sostiene le riforme, anche a confrontarsi sul merito”.

Piccola puntualizzazione e provocazione da parte di chi scrive. L’idea di uno studente interrotto, di un ministro che non si ingarbuglia di fronte ad accuse ben presentate contro il proprio governo ma che, anzi, risponde in maniera pacata e precisa, come se conoscesse tutti i fatti proposti a menadito, quasi li avesse studiati per anni, un rettore cattivo che diventa il protagonista della scena, togliendo di fatto peso alle accuse mosse da Alessio ed incentrandole su di se, tutto questo ambaradan sembra proprio scritto dalla mano di un grande sceneggiatore, un Quentin Tarantino della politica. Oppure no, ed è davvero andata così.

Di Giulio Rinaldi

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