Il Manifesto di Trevico, la riscossa dei paesi parte dalla provincia di Avellino. Di Stefano Di Foggia Il Manifesto di Trevico è un testo molto intere
Il Manifesto di Trevico, la riscossa dei paesi parte dalla provincia di Avellino.
Di Stefano Di Foggia
Il Manifesto di Trevico è un testo molto interessante, redatto nella Casa della Paesologia del comune in provincia di Avellino.
Come spiega Franco Arminio, poeta e ideatore del Manifesto, l’obiettivo è risvegliare le coscienze e sollevare l’attenzione sui paesi italiani a rischio spopolamento. Tutto parte da un paese con meno di mille abitanti, dove tra canti, balli e poesie gli abitanti hanno iniziato a farsi delle domande sul destino dei piccoli paesi italiani. “Eravamo stanchi di sentire la questione meridionale raccontata da sociologi barbosi – spiega Arminio – noi cerchiamo di raccontare questo fenomeno in maniera gioiosa”.
Così, a metà strada tra la vocazione politica e quella culturale, il piccolo parlamento comunitario ha cominciato a prendere vita. Durante le riunioni nelle quali “tutti possono dire la loro, con la musica, la poesia e la scrittura” si cercano soluzioni. La questione è nota, migliaia di paesi in Italia rischiano l’estinzione, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Per richiamare l’attenzione sul problema, la prima iniziativa è stata quella di organizzare “La luna e i calanchi”, un festival che si svolge ogni estate ad Aliano in provincia di Matera.
Come si legge sul loro sito: “La luna e i calanchi non è un festival in cui le persone vengono ad esibire la loro arte, nella logica del consumo fine a se stesso. […] È il tentativo di coniugare arte e ambiente in un connubio non asservito alle logiche del puro consumo culturale. L’idea è che le persone del paese, gli artisti invitati e i visitatori del festival costituiscano una comunità provvisoria capace di infondere fiducia nella vita dei piccoli paesi”.
I promotori del Manifesto possono ben sperare riguardo al futuro dei paesi. Sembra infatti che ci sia un progressivo ritorno alla terra da parte dei giovani. D’altronde con le nuove tecnologie è possibile aprirsi al mondo e in quei luoghi con un po’ d’intraprendenza si possono trovare ottime opportunità lavorative. Secondo Arminio, c’è bisogno di più coraggio: “Dobbiamo consegnare questi comuni ai ragazzi e dargli tutta la nostra fiducia, io ripongo in loro grandi speranze”.
Un passo però che bisogna fare alla svelta, prima che un grande patrimonio artistico e culturale rimanga prigioniero di se stesso.
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