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C’è crisi, e lo Stato toglie finanziamenti all’istruzione come prima cosa

Al Sud uno studente diplomato su cinque non va all'università. È ormai fatto risaputo che dal 2008 ci sia una grande crisi mondiale. L’economia dei pi

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Al Sud uno studente diplomato su cinque non va all’università.

È ormai fatto risaputo che dal 2008 ci sia una grande crisi mondiale. L’economia dei più potenti stati del mondo è crollata in questi anni, con solo pochi paesi a salvarsi. Molte le conseguenze di questa crisi, basti vedere cosa sta accadendo in questi giorni in Gran Bretagna, dove si grida a gran voce “Brexit”, ossia “usciamo dall’Euro”. Fiori di professori di economia e di scienziati hanno parlato di questa crisi e di come sconfiggerla, mettendo al primo posto, in termini d’importanza, un potenziamento dell’istruzione, della scuola e delle università quindi. E cosa accade nel nostro Paese? Beh, li abbiamo decisamente ascoltati, visto che, proprio dal 2008, siamo gli unici in Europa ad aver ridotto del 22,5% il finanziamento pubblico alle università.
Tutto ci ha causato non solo disagi per gli studenti, per i professori e per tutto il personale impiegato, ma ha anche, e soprattutto, causato una forte decrescita delle immatricolazioni all’università. Nel Sud Italia si registra un meno 20%, al Centro e al Nord, invece, non si registrano numeri cosi catastrofici ma poco ci manca.

Pensate che dal 2005 ad oggi, quindi nell’arco di undici anni, le tasse in Italia per quanto riguarda la sola università sono salite del 50%.

Tutto riconducibile all’inflazione? Se guardiamo invece alle borse di studio, cardine della storia universitaria di famiglie che non possono sostenere i propri figli economicamente, vediamo che ben il 25% degli studenti risultati idonei non riesce ad accedere ai soldi che gli spettano. Questo perché gli enti non hanno soldi, la Regione, infatti, che non ha soldi, non glieli dà, dal momento che lo Stato, che soldi non ne ha, non immette denaro nelle casse delle regioni. Niente soldi, dunque, niente investimenti nell’istruzione; niente investimenti nell’istruzione, niente soldi. Chissà per quanto ancora ci mangeremo la coda.

Di Giulio Rinaldi

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