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Un’idea geniale di Luigi Ferrara per sfruttare Arexpo

Una città con meno vincoli e in continua evoluzione, dove privati e aziende potrebbero espandersi secondo le necessità del momento. #FacceCaso. L’arch

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Una città con meno vincoli e in continua evoluzione, dove privati e aziende potrebbero espandersi secondo le necessità del momento. #FacceCaso.

L’architetto e designer canadese di origini italiane Luigi Ferrara propone di trasformare l’area Expo in un laboratorio dove sperimentare gli stili di vita del futuro.

Un’idea originale quella del direttore dell’Institute without Boundaries di Toronto, che si propone di riorganizzare attività commerciali, strade e persino case per soddisfare le esigenze delle nuove generazioni.

“Il design non sarà più legato ad un prodotto fisso. Anche una semplice gonna, scelta daun catalogo digitale, potrà essere progettata e adattata alle proprie esigenze, e solo in un secondo momento realizzata. In questo modo, tornerà la partecipazione dell’essere umano nel design, che non sarà più dettato dalla produzione industriale. Questo, ovviamente, implicherà un cambiamento generale della società, a partire dall’organizzazione del lavoro. Entreremo necessariamente in un’epoca di wisdom economy, dove la nostra priorità non sarà più di capire come avere a disposizione maggiore energia per aumentare le produzioni, ma al contrario come sfruttare al meglio l’energia che abbiamo”ha spiegato in uno degli appuntamenti del programma Future Ways of Living, promosso da Meet the Media Guru e La Triennale di Milano.

Pensate alle realtà urbane degli anni ’50: strade, parcheggi e aree commerciali progettate per le esigenze dei decenni a seguire che necessitano già di venire aggiornate.

Ora pensate a Milano e all’area che ha ospitato la tanto discussa Expo: potrebbe trasformarsi in un mega laboratorio per sperimentare un nuovo modello di città.

“L’investimento già fatto su Arexpo è consistente, i collegamenti con la metro, le ferrovie e le strade sono già presenti. La zona, con la partecipazione attiva dei cittadini, non profit, aziende e amministrazioni, potrebbe trasformarsi in una sorta di gigantesca Opera del Duomo in chiave civile”.

Un’idea da non sottovalutare, una città con meno vincoli e in continua evoluzione, dove privati e aziende potrebbero espandersi secondo le necessità del momento. “Per Milano, investire di questa idea sarebbe un modo per rafforzare il suo ruolo di metropoli europea, ma per trasformarsi al cento per cento in una città globale, cui tutto il mondo farebbe riferimento”. #FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

 

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