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La denuncia di Anief: in Italia investimenti inadeguati e sempre meno laureati

La denuncia di Anief: in Italia investimenti inadeguati e sempre meno laureati

Il nostro paese va controcorrente, e mentre nel mondo è boom di laureati come non mai, da noi ci sono sempre meno maturandi e numeri in calo sulle isc

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Il nostro paese va controcorrente, e mentre nel mondo è boom di laureati come non mai, da noi ci sono sempre meno maturandi e numeri in calo sulle iscrizioni all’Università

Una frattura nella cultura e nell’educazione del nostro paese, è ciò che riporta Anief in un comunicato chiaro, dove si evince come l’Italia stia subendo un regresso istruttivo, colpa di politiche sbagliate e un approccio culturale che sta decadendo.
Tra otto anni, nel mondo, ci saranno 260 milioni di studenti negli atenei, numeri importanti e mai visti prima, segni di un sempre più avanzato grado istruttivo e di opportunità che si aprono a tutto il mondo dei giovani.

L’Italia però sembra stare ferma a guardare tutto ciò, quasi girando la testa dall’altra parte. Usa ed Europa sempre più in crescita quindi, dato che su 7,8 milioni di ricercatori universitari nel mondo, ben il 22% fa parte del nostro continente, ma l’Italia in tutto ciò?

Male, colpa di investimenti pubblici e privati non adeguati, laureati fermi al 25,3% della popolazione tra i 30 e 34 anni, con un crollo degli iscritti esponenziale negli ultimi anni: solo 3 diciannovenni su 10 si immatricolano. Dal 2003 al 2013 il calo degli iscritti è stato del 20%, con laureati, ovviamente, ogni anno in numero inferiore, fermi agli attuali 297.ooo, 1.400 in meno da anno a anno.

Marcello Pacifico, presidente di Anief, commenta così: “Anche a livello di scuola superiore si continua a investire poco per l’orientamento: la stessa Legge di riforma 107/2015 ha previsto investimenti per l’alternanza scuola-lavoro, anello anch’esso rilevante (se ben fatto) ai fini della collocazione post-diploma, ma quasi nulla per ancorare i nostri “maturati” al mondo accademico. A rendere la situazione ancora più difficile, considerando le difficoltà delle famiglie e degli stipendi bloccati per tanti lavoratori, a iniziare degli oltre 3 milioni di statali, è stato il continuo innalzamento delle tasse d’iscrizione richieste delle Università: basta dire che nell’ultimo decennio per gli studenti fuori corso i costi di frequenza sono aumentati dal 25% al 100%. E, dulcis in fundo, ogni tanto qualche benpensante al Governo propone pure di abbattere il valore legale del titolo di studio”.

Un problema endemico quindi, che ha la necessità di essere risolto il più velocemente possibile, affinche l’Italia non scenda sempre più in basso, e con se il suo livello culturale.

Di Umberto Scifoni

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