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D-Day, l’Atomica e infine la pace: il giorno della Laurea

D-Day, l’Atomica e infine la pace: il giorno della Laurea

Siamo arrivati "all'ultimo livello"... Il giorno della laurea è quel momento che ti sembra di aver atteso per tutta la vita. Ti ritrovi lì davanti ad

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Siamo arrivati “all’ultimo livello”…

Il giorno della laurea è quel momento che ti sembra di aver atteso per tutta la vita. Ti ritrovi lì davanti ad una porta chiusa in attesa di essere chiamato a discutere la tua tanto faticata tesi e neanche tu ti rendi bene conto di come sei arrivato a quel punto, dopo aver superato innumerevoli sfide.

L’unica cosa che sai è che non sei solo. No, perché ci sono tutti parenti e amici con te. E si sono portati un sacco di cose. Tua madre sicuro c’ha una busta piena di pizzette e cose da mangiare perché pure se te la festa di laurea la vuoi fare la sera per conto tuo “bisogna festeggiare appena esci”. Ovviamente c’è da bere manco fosse capodanno. In tutto ciò ci stanno pure i nonni che non si possono lasciare a casa e che non si perderebbero mai la laurea del nipote, però bisogna metterli da qualche parte e quindi te li ritrovi seduti in qualche angoletto ad osservare esterrefatti i disagi del nostro tempo, e degli atenei.

Certamente non possono mancare i fratellini, o i cuginetti, o comunque non si sa perché pure se il più giovane della tua famiglia sei tu che c’hai 25 anni, ci sta sempre qualche ragazzino in giro quando ti laurei. I bambini ovviamente sono creature splendide, ma lo sono un po’ meno quando stai per fare una delle cose più importanti della tua vita e loro stanno là a piangere quando quello che vorrebbe piangere sei tu.

Ogni tanto c’è qualcuno che si porta pure il cane. Ovviamente poi ci stanno pure tutti i tuoi amici d’infanzia, quelli del liceo, quelli dell’università e pure quelli delle due settimane di centro estivo che avevi fatto nell’estate del ’98…giusto perché tu volevi che fosse una cosa per pochi intimi.
In tutto ciò per ogni tre persone che ci sono, c’è un mazzo di fiori e il corridoio dell’università pieno di gente si trasforma in un’accogliente serra.

Ti chiamano.

A quel punto entri, guardi la commissione e cominci a ripetere quello che sai, perché alla fine le cose le sai, la tesi, con tutta la fatica che ci hai messo, l’hai scritta tu e sicuramente sei la persona più preparata di tutti sul tuo lavoro, perché l’hai fatto tu e alla fine ne sei fiero. Passano questi tanto attesi dieci minuti e finisce tutto: ti proclamano. E tu non ci credi, t’eri così appassionato al discorso che avresti potuto continuare per un’altra ora. E insomma ti ritrovi dottore che non te rendi conto. Esci dall’aula e c’hai tutti gli amici tuoi che ti tirano coriandoli, escono fuori piatti, bicchieri, pizzette, tua zia che piange, i ragazzini che vogliono i pasticcini, gli amici tuoi che si scolano lo spumante. Sembra il carnevale di Rio.

In tutta questa confusione speri solo che gli amici tuoi non si mettano a cantare la solita canzoncina che si canta ai laureati davanti al nonno, e invece lo fanno ma alla fine è contento pure nonno.

Congratulazioni dottò.

Di Sara Fiori

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