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Ragazza rasata a zero perché senza velo: questa è integrazione?

Ragazza rasata a zero perché senza velo: questa è integrazione?

Una quattordicenne, residente a Bologna con la sua famiglia, musulmana e proveniente dal Bangladesh, ha denunciato agli insegnanti di esser stata “rap

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Una quattordicenne, residente a Bologna con la sua famiglia, musulmana e proveniente dal Bangladesh, ha denunciato agli insegnanti di esser stata “rapata” dalla mamma perché si rifiutava di indossare il velo islamico.

Integrazione vuol dire civiltà, rispetto, convivenza, pace. Per potersi integrare è necessario avere a mente da dove si viene, le proprie tradizioni, la propria religione, in rapporto a dove si va, dove ci si trova. In caso, è necessario fare un passo indietro senza dover però cancellare la propria cultura.

È la recentissima storia una ragazzina appena quattordicenne che, facente parte di una famiglia del Bangladesh residente in Italia ormai da anni, si rifiutava da tempo di indossare il velo islamico.

Le resistenze della ragazza, residente con la famiglia a Bologna, non sono mai piaciute ai genitori i quali, a quanto sembra dalle prime indagini, le impongono di indossare il velo, come una buona musulmana, che lei sistematicamente toglie appena fuori dalla porta di casa. Pochi giorni fa la mamma le rade i capelli a zero.

La ragazza denuncia, imbarazzata, il fatto ai suoi insegnanti di scuola, “è stata lei a ridurmi in questo modo per punizione, perché non mi va di portare il velo”, i quali mettono al corrente la preside che attiva i Carabinieri e a loro volta i servizi sociali. In pochissime ore, attraverso un iter esemplare, come sempre dovrebbe avvenire in questi casi, l’autorità giudiziaria apre un fascicolo a carico dei genitori e uno a tutela della minore: la quattordicenne viene allontanata da casa e portata in un posto sconosciuto ai familiari. Dalle prime indagini svolte dai magistrati e dagli assistenti sociali risulta che la mamma della ragazza le abbia rasato i capelli perché lei non voleva indossare il velo: “Mia madre dice che non sono una brava musulmana”.

Si punta a tutelare anche le altre due sorelle più grandi, pur se, proprio da una di esse arriva forte la smentita di violenze (psicologiche) e di troppo islam: “Non è stato per il velo che è stata rasata, ma perché si era tagliata i capelli da sola, da una parte corti e dall’altra lunghi e le sue amiche le avevano detto che non stava bene. Però non ha detto alla mamma: no, non mi rasare. Anche la mamma stava piangendo, perché anche lei era dispiaciuta di tagliarle i capelli”.
Mentre le indagini vanno avanti, sia presso la procura ordinaria che presso la procura dei minori, molte sono state le reazioni al fatto, che denuncia ancora una volta mancanza di integrazione, molto spesso da parte della popolazione musulmana, incapace di scendere a compromessi come l’integrazione richiederebbe, come denuncia il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani: “Il problema dell’integrazione di una parte degli immigrati musulmani va affrontato presto e con energia, se non vogliamo che anche in Italia crescano seconde generazioni sbandate e senza identità”.

Intanto anche il Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini si fa sentire: “Sto dalla parte delle ragazze e delle donne, sempre. Ogni forma di sopraffazione va rifiutata”.

Tutto ciò, comunque, può essere chiamato integrazione…?

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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