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Tubulo renale stampato in 3D a Genova

Tubulo renale stampato in 3D a Genova

I ricercatori hanno sviluppato un nuovo metodo di coltura cellulare in tre dimensioni, che consente di ingegnerizzare tubuli renali umani da cellule d

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I ricercatori hanno sviluppato un nuovo metodo di coltura cellulare in tre dimensioni, che consente di ingegnerizzare tubuli renali umani da cellule di paziente in modo controllato, rapido e riproducibile. #FacceCaso.

Università di Genova e Istituto Mario Negri di Bergamo hanno pubblicato su EBioMedicine, il 3 luglio 2018, una importante ricerca riguardante un nuovo metodo di coltura cellulare che utilizza nuovi dispositivi costruiti con stampante 3D per riprodurre accuratamente la struttura ramificata del tubulo renale.

I ricercatori hanno sviluppato un nuovo metodo di coltura cellulare in tre dimensioni, che consente di ingegnerizzare tubuli renali umani da cellule di paziente in modo controllato, rapido e riproducibile. 

“Il valore introdotto nel campo dei modelli sperimentali in vitro consiste nell’essere riusciti per la prima volta a realizzare un metodo riproducibile per ricreare tubuli del dotto collettore umani con forme, dimensioni e composizioni predefinite e controllabili. Prima di questo lavoro, infatti, le tecniche di coltura rendevano possibile ottenere artificialmente tessuti renali ma presentavano importanti limiti dovuti all’incapacità di riprodurre fedelmente le complesse strutture del rene, ai lunghi tempi necessari per la crescita in vitro e alla bassa riproducibilità. Uno degli obiettivi primari della ricerca svolta è stato superare questi limiti e, attraverso un approccio interdisciplinare, si è riusciti a sviluppare un metodo altamente riproducibile e semplice, che riduce significativamente tempi e costi, per generare in modo controllato tubuli renali complessi partendo da singole cellule”. Spiega Patrizia Guida, ricercatrice Nanomed.

“Con una stampante 3D abbiamo realizzato nuovi dispositivi (scaffold) in materiale biocompatibile che, grazie ad un algoritmo da noi ideato, ricreano le geometrie frattali proprie dell’anatomia dei tubuli del dotto collettore dei reni. Usando questi scaffold 3D bio-mimetici, è stato possibile “direzionare” la formazione dei tessuti renali con caratteristiche molto simili all’organo in vivo. Il design e le proprietà dei materiali che abbiamo sviluppato hanno inoltre consentito ai ricercatori dell’Istituto Mario Negri di poter facilmente recuperare i tessuti generati in vitro, senza alterarne la struttura e la funzionalità, per successive sperimentazioni cliniche e farmacologiche”.

Si tratta di un grande passo in avanti per la ricerca. Questo lavoro apre la strada a una tecnologia sempre più avanzata ed innovativa. Complimenti ragazzi!

#FacceCaso. 

Di Francesca Romana Veriani 

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