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Il festival universitario passato per pericolosa adunata sovversiva

Il festival universitario passato per pericolosa adunata sovversiva

All'Università la Sapienza un festival universitario autogestito dagli studenti in scena per tre giorni è stato visto come un attentato alla legalità.

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All’Università la Sapienza un festival universitario autogestito dagli studenti in scena per tre giorni è stato visto come un attentato alla legalità.

La settimana scorsa l’Università La Sapienza è stata invasa dalla Teppa. No, nessuna devastazione vandalica: il Teppa Fest 2019 è stata una tre giorni di eventi organizzati dall’associazione “Teppa-Resistenze Metropolitane”. Dall’8 al 10 maggio nell’ateneo romano sono andate in scena presentazioni di libri, incontri di pugilato e musica dal vivo. Un lungo festival universitario con nutrita partecipazione di studenti e non solo. Purtroppo però, qualcuno ha percepito tutt’altro messaggio.

Alcuni media locali hanno riportato l’evento come una pericolosa adunata di sediziosi.  Sul Messaggero.it, il 12 maggio, è stato definito “uno dei più grandi eventi abusivi realizzati all’interno di un ateneo“.

Secondo quanto riportato dal noto giornale romano l’intera manifestazione sarebbe stata totalmente illegale. Mancavano le autorizzazioni per gli eventi musicali. Nessun diritto d’autore pagato alla SIAE. Nessun servizio di sicurezza appropriato. Vendita abusiva di cibi e bevande e, soprattutto, fiumi di alcool e spaccio di droghe. Il tutto descritto con particolare enfasi, per porre l’accento su due temi in particolare: le presunte violazioni delle norme sull’organizzazione degli eventi e lo svolgimento dell’evento in sé. Si è voluta sottolineare la violazione delle leggi e l’impossibilità di agire contro questi soprusi.

In ogni caso, riporta lo stesso articolo di giornale, la polizia ha seguito a distanza l’intero evento e il questore Carmine Esposito avrebbe già dato il via alle indagini per i dovuti accertamenti dei fatti. Intanto, la Sapienza ha fatto sapere “che questa iniziativa non era organizzata e che provvederà a presentare una denuncia alla Procura“. Ma tutto questo clamore per una festa universitaria appare piuttosto pretestuoso.

Non è la prima volta

Eventi del genere ne vengono organizzati parecchi durante l’anno. Non tutti durano tre giorni. Ma nella stragrande maggioranza sono sempre le associazioni studentesche ad organizzare tutto, insieme ai collettivi autonomi e gruppi di ragazzi, che volontariamente si rimboccano le maniche per vivere l’università. E l’ateneo ne è perfettamente consapevole. Nella fattispecie di questo festival, appare improbabile che per tre giorni consecutivi gli organizzatori abbiano potuto montare palchi, organizzare incontri ufficiali di pugilato con tanto di arbitri federali, presentare libri, proiettare film e far suonare musica dal vivo, sotto lo sguardo totalmente passivo e non curante dell’amministrazione universitaria.

In qualche modo c’è sempre stata una sorta di tolleranza per questo tipo di manifestazioni. La “prassi” ha sempre permesso di agire in bilico tra le norme stringenti e l’autogestione, entro i limiti del comune buon senso. In passato, laddove si è travalicato, in primis l’università stessa, prima ancora delle autorità pubbliche, ha preso severi provvedimenti. E nessun grave turbamento dell’ordine costituito è mai emerso.

Senza entrare nel merito dei legittimi provvedimenti che la questura deciderà eventualmente di adottare sembra opportuno ridimensionare l’accaduto. Una festa universitaria autorganizzata e autogestita da movimenti studenteschi non può essere vista come una minaccia per la legalità.

FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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