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Scuola italiana, è il digitale la risposta?

Scuola italiana, è il digitale la risposta?

Il digitale è veramente la risposta per un miglioramento della Scuola italiana? Ce lo siamo domandati anche noi di Faccecaso, in questi giorni post-Oc

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Il digitale è veramente la risposta per un miglioramento della Scuola italiana? Ce lo siamo domandati anche noi di Faccecaso, in questi giorni post-Ocse.

Stanno facendo molto discutere i dati del rapporto Ocse usciti negli ultimi giorni. La scuola è vecchia? I modelli di insegnamento non sono più coerenti con la vita dei giovani d’oggi? Sono i ragazzi a non saper apprendere, o gli insegnanti a non saper trasmettere il sapere?

E, soprattutto, quanto ha portato il digitale nella Scuola italiana? Cosa ha dato in termini di qualità di studio?

La scuola digitale

La questione digitale sì, digitale no è ormai superata dai fatti: il digitale è dentro la scuola”.
Queste le parole rilasciate da Anna Ascani, viceministro dell’Istruzione, al Sole 24 ore qualche giorno fa:

L’insegnamento è cambiato, deve prendere la leadership per orientare i ragazzi di fronte a una realtà complessa. In questo ambito non si può essere nostalgici del passato e neppure farsi prendere dall’ottimismo, ma bisogna adeguare la missione all’obiettivo della formazione di cittadini che sappiano districarsi tra la gran massa di informazioni”.

Cosa significa, quindi, insegnare? Trasmettere conoscenze? Certamente, ma nell’epoca di Google, questa definizione appare quanto meno un poco superficiale. Educare, non “riempire”, è la risposta.

Scuola digitale sì, ma con un compromesso: educare. Il famoso “tirar fuori”; avere in classe un tablet o una lavagna magnetica può aiutare, ma poi rimane nelle mani del professore il compito di stimolare gli alunni all’apertura delle proprie menti.

Capacità critica e di relazione, dovrebbero essere queste le chiavi consegnate ai giovani. “Dai un pesce ad un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”.

Proprio in questa direzione sembrano andare le dichiarazioni di Dianora Bardi, presidente di ImparaDigitale: “I docenti devono riprendere in mano la didattica, basandola sul recupero delle relazioni umane e staccandosi dall’uso del digitale a tutti i costi: per i ragazzi la tecnologia è completamente trasparente, deve tornare a essere uno strumento, non un fine”.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

 

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