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Primo Maggio, le cose che mi mancheranno di più del concertone

Primo Maggio, le cose che mi mancheranno di più del concertone

Oggi è il Primo Maggio. Festa dei lavoratori. Noi vogliamo ricordarlo così, con gli occhi di chi non lavorava all'epoca. Ma che crebbe quel giorno. C

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Oggi è il Primo Maggio. Festa dei lavoratori. Noi vogliamo ricordarlo così, con gli occhi di chi non lavorava all’epoca. Ma che crebbe quel giorno.

C’era una volta il concerto del Primo Maggio. Raccontano le leggende, si narra nei vicoli di Roma, che in quella data centinaia di cantanti si radunassero tutti in una piazza, davanti una grande basilica. Dal mattino a sera, suddetti artisti, strimpellavano musiche gaudenti intrattenendo popolani giunti da ogni rione della Capitale.

C’erano i testaccini, i monteverdini, i pariolini, i trasteverini… insomma, a Roma a quanto pare ce vive ‘n sacco de gente piccola. E tutta quanta accorreva sul pratone, per festeggiare di non dover lavorare. Almeno quel giorno.
Tra i miei ricordi più cari di quel giorno spensierato, c’è stipata una di quelle immagini difficili da cancellare dalla memoria. Una sagoma, dalla silhouette “bottigliforme”, bella scura marroncina: la Peroni. Calda. Caldissima.

Quando la luce passava attraverso quel vetro opaco, rompendosi in mille colori ne usciva investita di nuove emozioni, e tu potevi vedere chiaramente riflesso in terra tutto il tuo disagio. Eh sì, perché questo era il vero Primo Maggio. Non festa del lavoratore, non canzoni, non giubilo: aggregazione, disagio e calca.

Ai tempi del liceo, si prendeva il bus o la metro e ci si sedeva sul pratone davanti San Giovanni dalle 10 del mattino. Che se arrivavi a mezzo giorno sveglio e lucido, vincevi un altro giorno sulla Terra. Un altro giorno tra i vivi. Perché resistere tra birre calde, sigarette, asfalto infuocato, erba a gogo che si spandeva per tutta la piazza (ovviamente si parla di marijuana, fumo, canne, trelle, joint) era una sfida alla vita. Era quello che ti avrebbe reso uomo, e scemo, un giorno.

Barba non cresce sul viso di chi non ha mai sperimentato tutto questo.

E oggi, nonostante tutto, le stelle ed i pianeti continueranno a girare e il concertone si farà. Online. Così che l’intrattenimento sarà salvo, ma negli anni a venire, tra la folla, sarà facile puntare il dito e gridare: “Lui non ha fatto il 1° Maggio in piazza!” Perché sarà quello senza barba, e con lo sguardo fino di chi ha ancora un orizzonte. Oltre che il cervello intatto.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

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