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11 settembre: cosa significa per chi non c’era?

11 settembre: cosa significa per chi non c’era?

Oggi è 11 settembre. L'attentato alle Torri Gemelle di diciannove anni fa ha cambiato il mondo. Ma molti giovany non ne sono consapevoli. Nell'immagi

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Oggi è 11 settembre. L’attentato alle Torri Gemelle di diciannove anni fa ha cambiato il mondo. Ma molti giovany non ne sono consapevoli.

Nell’immaginario collettivo l’11 settembre è una di quelle date che non si possono scordare. Troppo emblematica per il recente passato. Talmente d’impatto che quasi tutti quelli che l’hanno vissuta ricordano perfettamente dove fossero e cosa stessero facendo. E chi non c’era?

Per chi non era nato o comunque non può averne memoria per motivi anagrafici la questione cambia un po’. Ma la sostanza è la stessa. Le loro vite, come quelle di tutti gli altri, hanno subito un drastico cambiamento. Anche se non ne hanno consapevolezza, perché non hanno vissuto il prima.

È un po’ lo stesso discorso che vale per la caduta del Muro di Berlino. Data impressa sui libri di storia come la fine di un’era e l’inizio di una nuova realtà. Che poi è grossomodo quella che stiamo vivendo attualmente. I quarantenni di oggi sono i primi che possono con un minimo di razionalità e cognizione di causa raccontare cosa hanno vissuto quel 9 novembre 1989. Gli altri hanno solo visto le conseguenze e come esse abbiano influito sulla loro vita. Tutti conosciamo la portata storica dell’evento, ma chi è nato dalla seconda metà degli anni ’80 in avanti la Guerra fredda al massimo l’ha vista al cinema.

Idem oggi. Per gli under 25, l’11 settembre è un insieme di immagini sbiadite dagli archivi dei TG, che fanno vedere due grattacieli in fiamme, che collassano su loro stessi. Scene da film appunto. Per potersi far raccontare l’impatto che hanno avuto quei fotogrammi in diretta mondiale bisogna chiedere a chi oggi va per i trenta o più. Cioè chi allora aveva circa una decina d’anni. Pochi, ma sufficienti per capire che non erano finzione. Che quegli aeroplani si erano davvero schiantati. Che quelle persone erano morte sul serio.

Cosa sarebbe successo di lì in avanti non lo immaginava nessuno. Ma quando oggi un giovane neodiplomato, una matricola universitaria, sente dire da qualche boomerL’11 settembre ha cambiato tutto“, probabilmente sa di cosa si parla, ma non lo può cogliere fino in fondo.

L’idea che esistano esaltati e fanatici pronti a farsi saltare per aria è ormai una realtà consolidata, purtroppo. La lotta contro i terroristi, le guerre in medio oriente, sono tutte cose con cui chi è nato dalla fine degli anni ’90 in poi ha sempre convissuto. I mille controlli prima di prendere un aereo sono routine. Eppure prima non era così. Terrorismo e Islam, per esempio, erano concetti separati nella mente delle masse. Adesso invece è un’associazione di idee quasi immediata. E tanti altri pregiudizi, opinioni e comportamenti si sono sviluppati nella cultura occidentale, derivati da quell’evento.

Non era certo tutto meraviglioso prima, questo è ovvio. Il punto è un’altro. Viene da chiedersi “ora cosa significa veramente l’11 settembre?” Ed è dalla risposta dei giovany che si può capire molto del vero peso specifico di questo giorno.

Se è già diventa solo una data del passato, che indica un fatto, un avvenimento, terribile ma fisso nel tempo, allora vuol dire che non si è colto del tutto il mutamento del mondo. O anche che magari non è mai stato così profondo come si continua a credere e ripetere. Forse per una volta hanno torto i più grandi. Ma se, al contrario oggi anche chi non c’era è in grado di spiegare e dimostrare quanto cambiamento ci sia stato nella società, nella politica, ovunque, allora vuol dire che l’11 settembre ha veramente segnato indelebilmente l’epoca in cui stiamo vivendo.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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