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Insegnanti, com’è andata a scuola?

Insegnanti, com’è andata a scuola?

Il primo giorno di scuola nell'era Covid raccontato dal punto di vista degli insegnanti. Ecco le loro risposte alla domanda "Come è andata?" "Come è

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Il primo giorno di scuola nell’era Covid raccontato dal punto di vista degli insegnanti. Ecco le loro risposte alla domanda “Come è andata?

Come è andata a scuola oggi?” Classica domanda che i genitori rivolgono ai figli. Mai nessuno però che lo chieda ai prof. E invece proprio oggi (ieri, ndr), nel primo giorno di lezioni scolastiche dell’era Covid, è il caso di sapere da loro, gli insegnanti, come sia stato questo primo impatto col rientro in classe.

E con voce unanime, tutti i docenti di medie e superiori intervistati hanno rivolto un appello di collaborazione ai genitori. Perché troppo spesso (ma non sempre, come si vedrà) è proprio da loro che si osservano i comportamenti sbagliati. In generale tutti più o meno, si augurano che questa nuova esperienza scolastica serva prima di tutto per responsabilizzare i bambini, i ragazzi e, appunto, gli adulti stessi.

In ogni caso, tra chi voleva accompagnare i figli fin dentro al portone e chi ancora non ha capito, dopo mesi, il concetto di distanziamento, a fatica si è riusciti ad iniziare questo nuovo anno scolastico. Almeno per coloro che hanno effettivamente cominciato oggi. Una professoressa di un istituto di Lanuvio e un’altra sua collega di Roma, infatti, hanno raccontato che il via da loro ci sarà tra questa settimana e la prossima. Entro il 24 saranno tutti in aula. Ma comunque, anche nei loro casi, i problemi non sono mancati. Dall’organizzazione della sanificazione alla carenza di banchi fino alla pianificazione della didattica a distanza. Già prima della partenza, quindi, il carico di ansie non è affatto indifferente.

Restando sull’attualità, però, un professore di storia dell’arte di un liceo romano ci ha confidato che le sue aspettative erano ben peggiori della realtà che si è trovato difronte oggi.

L’impatto è stato positivo. Siamo riusciti ad organizzare bene i turni di ingresso e uscita. E anche la didattica è andata bene. Con ingressi a scaglioni, abbiamo dedicato le prime ore per i più piccoli, i nuovi diciamo. È mancata un po’ la solita partecipazione di mamme e papà, ma pazienza. Per altro da noi, proprio i genitori sono stati bravi a rispettare le indicazioni.

I problemi che avremo a regime saranno principalmente con le classi numerose. Le turnazioni saranno inevitabili e dovremo gestirli anche con la collaborazione di altri istituti vicini, che mettono a disposizione degli spazi maggiori“.

Il problema degli insegnanti di ginnastica

Una ex insegnate di educazione fisica ha portato all’attenzione un aspetto probabilmente sottovalutato fin qui. Parlando con diversi suoi vecchi colleghi, ancora in prima linea e impegnati già da oggi, sono venuti a galla diversi problemi riguardo l’ora di ginnastica

A parte le difficoltà relative all’organizzazione con ingressi a scaglioni, le distanze, e tutte le norme, c’è una grande preoccupazione che affligge chi insegna educazione fisica. Perché in classe una volta entrati, si cerca di tenere le distanze stando seduti, e va bene. Ma quando i ragazzi devono trasferirsi dall’aula alla palestra? Non è sempre facile garantire che non si incontrino con altri, che magari risalgono dall’ora prima, controllare che seguano il percorso e tutto il resto. E poi non si possono cambiare le scarpe, né i vestiti. Non possono bere dal rubinetto, ma ognuno deve avere la sua borraccia. Devono avere ciascuno il proprio asciugamano. E non possono fare attività che prevedano il contatto. Quindi niente sport di squadra.

Non tutti poi hanno palestre grandi. Anzi, sono delle rarità. E spesso gli spazi vanno anche condivisi tra più classi. quando in palestra si accavallano 30-40 ragazzini, ma come si fa a fare attività ad un metro di distanza? Quante postazioni di esercizio diverse mi devo inventare? E come le segnalo le zone in cui devono stare? Col nastro adesivo, che ogni volta va tolto e rimesso? Con una bomboletta spray?

Purtroppo di questo aspetto non ne ha parlato nessuno, finora. Ma già da oggi, che è stato il primo giorno, le difficoltà sono emerse, nonostante siano entrati solo una parte delle classi prime. Figuriamoci quando saranno a regime e ci saranno anche quelli più grandicelli, notoriamente più vivaci”.

Uno sguardo che dice tutto… anche in inglese

Non dappertutto le cose sono filate liscio. Una docente di lingua di una scuola media della periferia capitolina ha raccontato, che nel suo caso, purtroppo, tutte le buone intenzioni sono andate a farsi friggere.

Le regole ci sono, basterebbe rispettarle e i primi sono i genitori che non le rispettano. Assembrati all’ingresso per i figli, finisce che sono i ragazzini stessi che cercano rassicurazione in noi insegnanti, che dobbiamo fare un ulteriore sforzo su noi stessi per non trasmettere a loro le nostre ansie e preoccupazioni“.

Ma la sua esperienza personale la racconta comunque con il sorriso.

Io oggi avevo la stessa ansia di quando andavo a scuola da piccola. Ansia per tutto. Lo scaglionamento ogni due ore ha messo in evidenza diverse lacune. Il fatto stesso della effettiva sanificazione continua lascia più di qualche dubbio sulle modalità e anche la temperatura provata all’ingresso sembra più una misura molto lasciata all’auto-organizzazione. Noi docenti però pensiamo che sia bello parlare e confrontarci con i ragazzi su questa particolare situazione. In ogni occasione c’è da imparare qualcosa di buono. Come rispettare le regole. Le lacune del sistema già c’erano prima del Covid. Questa situazione ha amplificato tutto“.

Esilarante, poi, la chiosa della sua testimonianza: “Come prima lezione d’inglese ho fatto alcune domande come «Where did you go this summer?» e ho visto facce un po’ titubanti. Pensavano tutti: «…Ma glielo potremo dire che siamo stati in Sardegna?»“.

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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