Parliamo sempre di contagi, ma questa volta legati ai cibi. Scopriamo la lista nera di Coldiretti degli alimenti più pericolosi di quest’anno. Verdur
Parliamo sempre di contagi, ma questa volta legati ai cibi. Scopriamo la lista nera di Coldiretti degli alimenti più pericolosi di quest’anno.
Verdura, semi, riso, frutta: no, non è la mia lista della spesa, ma l’elenco che viene stilata da Coldiretti, Confederazione Nazionale Coltivatore Diretti, ogni anno per indicare la top ten dei cibi più contaminati. Questa è la classifica del 2020, anno che purtroppo di contagi ne ha già visti a sufficienza!
Spesso genuino, il cibo è infatti, a volte, accompagnato da elementi indesiderati, che lo rendono a rischio. Il settore alimentare si basa su una logica di import-export. E questo delinea una visione piuttosto deprimente di mercato, all’interno del quale emergono ancora tante difficoltà, dal momento che “la pericolosità dei cibi – come ha rilasciato in un’intervista il presidente della Coldiretti, Ettore Baldini – che vengono importati soprattutto dai paesi extra UE, è di otto volte superiore rispetto a quello che è la qualità del prodotto italiano”. Per questo motivo si sente la necessità di imporre delle regole valide universalmente, comunque allontanando l’idea di un mercato chiuso.
Ma cosa si cela dietro a questo pericolo?
Principalmente si parla di residui di antiparassitari negli alimenti, trasportati irregolarmente e dannosi per la nostra salute. Una battaglia che si sta combattendo da parecchio tempo e che viene affrontata attraverso un controllo a campione, per verificare che i prodotti siano conformi a quanto disposto dalla Direttiva 2002/63/CE.
In conseguenza di ciò, qualche alimento ha avuto la (s)fortuna di conquistare il podio. In pole position, tra i più dannosi troviamo i peperoncini che provengono dall’India e dalla Repubblica Domenicana. La medaglia d’argento se la meritano le bacche di Goji originarie della Cina. Completa il podio il riso pakistano. Le percentuali di irregolarità presentate da ciascuno dei 3 prodotti sono, rispettivamente, del 20%, dell 13% e del 12,5%.
Seguono in classifica i melograni dalla Turchia con il 9,1% e il tè dalla Cina con l’8,3%. Poi l’okra dall’India (6,7%), la pitaya dall’Indonesia (6,7%), i fagioli secchi dal Brasile (6%), i peperoni dolci dall’Egitto (3,8%) e, dulcis in fundo, sempre dal paese dei faraoni, le olive da tavola lavorate (3,7%).
Da oggi, lista della spesa con prodotti di provenienza italiana: check!
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