Il fenomeno della disinformazione ha contagiato il mondo intero nell'era digitale: come mai anche noi giovany caschiamo spesso nella fake news? Da un
Il fenomeno della disinformazione ha contagiato il mondo intero nell’era digitale: come mai anche noi giovany caschiamo spesso nella fake news?
Da un rapporto dell’Istat sulla partecipazione politica in Italia emerge che i social network sono stati nel 2019 un importante strumento di informazione politica. Pare che i giornali siano consultati prevalentemente da coloro che hanno più di 44 anni (65%), mentre il 70% dei giovani (tra i 14 e i 24 anni) è abituato ad informarsi sui social, sui forum e sui blog. Attenzione però. Il rischio di cadere in informazioni scorrette e condividerle, alimentando quindi la disinformazione è molto frequente online.
Mentre le fonti ufficiali quali giornali e agenzie di stampa, soggetti a determinate regole, hanno degli obblighi professionali, sui social l’informazione amatoriale impazza senza controllo. Ma perché ci caschiamo?
Gli algoritmi dei social network danno a Pinco Pallino la stessa identica potenziale visibilità di uno storico quotidiano nazionale. Così Pinco può dire che la terra è piatta mentre un giornale commenta il lancio dell’ultimo satellite in orbita. Alla gente piace il signor Pallino, gli da retta e si informa dalla sua pagina Facebook.
Un politico pubblica contenuti inerenti alle sue battaglie, proponendo solo la sua tesi. Non c’è una controparte e l’efficacia comunicativa è tale da far dimenticare a chi legge che non è una fonte. Esplode così la violenza perché gli argomenti della cattiva informazione sono così scadenti che l’arma di comunicazione diviene l’insulto: pubblicano contenuti che la gente vuole vedere e sentire, divenendo un media dove l’utente trova ciò che cerca. Vedendo tante persone come lui si convince dell’inconfutabilità del proprio pensiero, ma a chiedergli un’opinione non saprebbe come argomentare. Ecco come nasce la disinformazione.
Se una notizia vera non ci piace tendiamo ad ignorarla o negarla e passiamo alle nostre “fonti”, che ci dicono cosa vogliamo: la nostra fiducia in loro sarà talmente elevata che crederemo a qualsiasi cosa loro dicano.
“Internet da diritto di parola a legioni di imbecilli i quali prima parlavano solo al bar dopo due bicchieri di rosso […] e venivano messi a tacere dai compari, mentre adesso invece hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel”. – Umberto Eco.
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