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Precariato + Covid, mix decisamente letale per il lavoro dei giovany

Precariato + Covid, mix decisamente letale per il lavoro dei giovany

La combinazione tra precariato e Covid è devastante per l'occupazione giovanile. I dati Eurostat evidenziano un netto calo per gli under 25. Il Covid

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La combinazione tra precariato e Covid è devastante per l’occupazione giovanile. I dati Eurostat evidenziano un netto calo per gli under 25.

Il Covid colpisce meno i giovani non è solo una fake news virologica. Anzi, allargando il campo concettuale diventa una sciocchezza ancora più grossa. I danni che il virus ha prodotto sull’occupazione giovanile sono devastanti. Lo dimostrano i dati Eurostat, che raccontano come gli under 25 siano tra i più penalizzati nel mondo del lavoro da questa pandemia. Vittime di un precariato che in questo 2020 è stato sostanzialmente annientato. E non nel senso buono, come avevamo già raccontato. In tutta l’Unione Europea 721mila persone si sono ritrovate disoccupate perché non hanno avuto il rinnovo del contratto. Il lockdown, per loro è diventato licenziamento in tronco.

Solo in Italia 51mila ragazzi e ragazze tra i 15 e i 24 anni hanno visto svanire nel nulla quella che in molti casi era l’unica fonte di introito. Con ammortizzatori sociali per loro pressoché inesistenti. Perché “mercato del lavoro a tutele decrescenti” significa esattamente questo.

Nella nota che accompagna i dati pubblicati dall’organo di statistica europeo si legge che le misure adottate dagli stati membri a fronte dell’emergenza

Avrebbero potuto contribuire a limitare in una certa misura i licenziamenti di massa. Tuttavia, chi sarebbe dovuto entrare o rimanere nel mondo del lavoro attraverso il rinnovo del contratto a tempo determinato potrebbe essere stato direttamente colpito dalla flessione delle attività economiche e dalla chiusura di aziende o enti pubblici.

L’unico paese dove si è registrato un aumento dell’occupazione giovanile è la Germania, con un +0,7%. Forti cali, oltre i 4 punti percentuali, in Slovenia, Irlanda, Spagna, Finlandia, Portogallo, Estonia e persino in Svezia. Più contenuti i crolli in Grecia, Croazia e Italia, che segnano “solo” un -1,3%. Ma considerando le già non ottimali condizioni pre-coronavirus, non sembra proprio una gran consolazione.

Un dato, a margine, dovrebbe (condizionale d’obbligo, purtroppo) far riflettere. I paesi che, in numeri assoluti, hanno visto i crolli maggiori sono gli stessi in cui fino a 12 mesi fa si registravano grandi tassi di crescita. La Spagna, cresciuta del 2-3% tra il 2017 e il 2019 (la migliore in UE), ha perso in pochi mesi 160mila posti di lavoro precari. Il tasso di incremento del pil francese nello stesso periodo aveva più che doppiato quello tedesco (1,3% contro 0,5). Oggi invece, ad epidemia ancora in corso, oltralpe ci sono 124mila giovani disoccupati in più. 72mila nei Paesi Bassi. E non va meglio altrove. Chissà come saranno i dati sull’economia di queste nazioni l’anno prossimo?

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

 

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