Tempo di lettura: 2 Minuti

Mascolinità tossica: non farti “il grosso” perchè ne sei stato vittima

Mascolinità tossica: non farti “il grosso” perchè ne sei stato vittima

La mascolinità tossica dilaga silenziosa dai banchi di scuola ai social network, dalle vecchie alle nuove generazioni, emergendo con l’emancipazione d

Perugia: università in accordo con imprese aeronautiche
Covid aiutami tu con l’orientamento: cosa faccio dopo le medie?
Dopo l’anteprima su Sky TG24 il video di “Mille Sbagli” di Layz è fuori su YouTube

La mascolinità tossica dilaga silenziosa dai banchi di scuola ai social network, dalle vecchie alle nuove generazioni, emergendo con l’emancipazione dei tempi nel tentativo di abolirla: ecco, lo stereotipo del “maschio alpha” come visione universale dello spettro maschile, ma andiamo con ordine …

Il termine “mascolinità tossica” è sempre più presente tra le lotte attiviste note tra i social network, enfatizzate con video rivelatori come “Welcome to our society” di @_m3ryyy , ma bisogna osservare attentamente a cosa si riferisce questo termine.

Riprende quegli atteggiamenti riconosciuti come maschili e correlati all’ideale di uomo socialmente accettato, imposto all’individuo dal contesto sociale, residuo di un patriarcato che persiste ancora.

Nasce dall’educazione infantile, quando al primo pianto, al bambino vien detto: “Sii uomo”, sii un essere ibrido ed apatico, così si distingue dalle “femminucce”, difatti si sentono pervenire rimproveri ed imposizioni su come essi si dovrebbero comportare.

Così i piccoli crescono e diventano ragazzini, i più fragili, che sin dalle medie ricevono provocazioni come: “se non vuoi fare a pugni, è perché sei una femminuccia”. E questi continuano a maturare nella propria bolla il proprio ruolo da rispettare, talvolta intimidendosi e facendo branco per sentirsi riconosciuti dagli altri nel proprio genere biologico.

Dunque, se un ragazzo si mette un po’ di fondotinta per nascondere i brufoli, diviene vittima dell’urlo all’omosessualità come insulto, così come se dovesse mettere lo smalto o la matita alla Billie Armstrong, o se nello spogliatoio risulti quello meno dotato, viene indicato come meno maschio, perdente.

Fortunatamente c’è chi cerca di scardinare questa mentalità che associ al femminile certi usi e costumi. Vediamo un Achille Lauro truccatissimo, con i suoi vestiti provocanti ed eccentrici, seguito dall’internazionale Harry Styles, primo uomo ad avere avuto la copertina di Vogue Magazine, e persino con un vestito lungo, quasi principesco e galante.

Chi mette lo smalto e punta al fondare una propria collezione, come Fedez, o chi simula delle voci ambigue in modo prettamente ironico che talvolta tendono all’effemminato, come Cosma.

Una citazione della giovane Fumettibrutti, attiva per la libertà da ogni tipo di archetipo ideologico/sessuale, afferma: “Cos’è un maschio? Un’invenzione come la femmina”.

Questo è uno dei modi in cui la società patriarcale danneggia la spontaneità dei ragazzi sin dalla tenera età, dall’educazione a casa, alla propagazione e concretizzazione tra i banchi di scuola e così, nella vita.

#FacceCaso

Di Alessia Sarrica

COMMENTS

WORDPRESS: 0
DISQUS: 0