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Rissa al Pincio: l’ennesimo “nulla” che chissà perchè fa clamore

Rissa al Pincio: l’ennesimo “nulla” che chissà perchè fa clamore

Sta facendo molto discutere in questi giorni il caso della maxi-rissa al Pincio a Roma. Ma qual è il vero motivo che genera così tanto clamore? Ai va

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Sta facendo molto discutere in questi giorni il caso della maxi-rissa al Pincio a Roma. Ma qual è il vero motivo che genera così tanto clamore?

Ai vandali che pochi giorni fa hanno creato scompiglio al Pincio va fatto un enorme ringraziamento. Perché la loro bravata ha fatto venire a galla una realtà che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare. Una notizia clamorosa. Quale? Bella domanda. E la risposta non è così facile da dare. Perché in effetti non si riesce a capire il motivo che ha generato tutto questo scalpore.

Forse i numeri? Sì, ma che Villa Borghese si riempia di ragazzini nei pomeriggi del fine settimana non è proprio una novità. A prescindere che si siano dati appuntamento o meno. Per fortuna, quasi mai scoppiano maxi-risse. Che però si crei un gran casino è scontato. Tra didattica a distanza e ponte dell’Immacolata, sembra normale che molti giovani fossero a zonzo.

Allora, forse, è la violenza che traspare dalle immagini? Eppure non risultano feriti, né contusi gravi. Tanto meno, per fortuna, vittime. Non c’è stato alcun intervento di mezzi di soccorso. Si è trattato di una baruffa tra adolescenti, finita on-line grazie ai social. Vedere certe scene di sicuro non è gradevole e quegli atti non sono in alcun modo giustificabili. Ma di qualche calcione e degli spintoni ripresi in video si può scandalizzare solo chi cade dal pero e non ha neanche lontanamente idea di cosa giri su internet e sulle chat dei cellulari.

Sono i futili motivi che lasciano sbigottiti? Sono poco più che bambini. Che gravi motivazioni avrebbero mai dovuto avere per incontrarsi al Pincio e fare quel bailamme? Sarebbe stato ben più grave se dietro ci fosse stata una questione di droga, per esempio. Invece, secondo alcune ricostruzioni, tutto sarebbe nato da due ragazzine che si contendevano il fidanzatino e si sono viste faccia a faccia al parco per litigare. Una questione che merita senz’altro un’inchiesta approfondita. Altre fonti sostengono che fosse un regolamento di conti tra baby gang per delle prepotenze e delle offese subite. Una cosa che non si era mai vista prima, da nessuna parte del mondo. Chissà mai da dove avrà trovato ispirazione Ferenc Molnár oltre un secolo fa per scrivere “I ragazzi della via Pal”.

È forse l’assenza della mascherina sul volto dei tanti presenti sul luogo del misfatto, come sottolineano alcuni titoloni, che rende tutto così pazzesco? Certo, perché se invece l’avessero indossata tutti, allora nessun problema. Picchiatevi pure come preferite, ma coprite bene naso e bocca con le ffp2, mi raccomando.

Uscendo dall’assurdo, la triste constatazione è che quei gruppi di bulletti di quartiere hanno solo generato l’ennesimo polverone di “nulla”. E dentro ad esso, come sempre, si arrovellano le menti dei benpensanti alla ricerca di teorie che spieghino il disagio sociale crescente. Questa sorta di mostro oscuro, che viene tirato in ballo ogni volta che qualcosa di quotidiano – ma che in troppi scelgono di non vedere – sale prepotentemente alla ribalta. Nelle immagini della terrazza su Piazza del Popolo, purtroppo, non c’è niente di incredibile. Ci si meraviglia del bullismo? Delle prove di forza a suon di provocazioni e dimostrazioni di machismo? Delle gara a chi è il più figo della comitiva?

Sono tutte questioni che esistono da sempre. Tra i ricchi, come tra i poveri. Al centro, come in periferia. Combattere e stigmatizzare questi comportamenti è doveroso e sacrosanto. Ma il fatto che finiscano in prima pagina solo perché capitano intorno ad un monumento famoso non aiuta per niente. Al contrario, è buono al massimo a dare il via alle elucubrazioni dei tuttologi del web sul motivo per cui, oltretutto, dei tredicenni si vadano a vantare dell’accaduto nelle dirette Instagram. Come se prima dell’invenzione dei social network nessuno avesse mai assistito a comportamenti di simile spavalderia difronte agli amichetti. Chi tira in ballo la noia, chi l’esaltazione di miti sbagliati, chi addossa le colpe alla scuola e alle istituzioni, chi alle famiglie che ormai non sono più capaci di educare i figli.

Probabilmente sono anche ragioni valide e veritiere. Ma, viene da chiedersi, perché non si può semplicemente far assumere a ciascuno le proprie responsabilità? A nessuno viene in mente che duecento scalmanati potrebbero non essere un campione significativo di tutta la società? Che magari auspicare interventi decisi, punitivi ed educativi allo stesso tempo, nei confronti dei protagonisti, sarebbe più utile delle sterili polemiche e indignazioni? E che, forse, non serve mettere in discussione a tutti i costi la tenuta sociale del paese, pur di cercare (o creare ad hoc) il sensazionalismo sulle gesta di qualche sbarbatello debosciato che vuole fare lo spaccone?

#FacceCaso

Di Tommaso Fefè

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