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Studenti lavoratori: esistono veramente? È così semplice esserlo?

Studenti lavoratori: esistono veramente? È così semplice esserlo?

Una categoria ritenuta da molti inesistente è proprio quella degli studenti lavoratori, ma è realmente un qualcosa di fattibile? Superata la scuola d

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Una categoria ritenuta da molti inesistente è proprio quella degli studenti lavoratori, ma è realmente un qualcosa di fattibile?

Superata la scuola dell’obbligo si entra nel dilemma “studio o lavoro?”; ma alla base, il maggior problema risiede nella disponibilità finanziaria delle famiglie e, se questa è abbastanza bassa, esistono due possibilità: o si comincia a lavorare per mettere da parte lo stipendio, in modo da ricominciare gli studi più avanti, oppure si diventa studenti lavoratori.

Fortunatamente, alcune borse di studio riescono a superare questo gap, ma non in tutte le città vengono erogate allo stesso modo o sono facilmente acquisibili.

Così, è difficile riuscire ad ottenere una statistica riguardo gli studenti lavoratori, proprio perché la maggior parte è impiegata in nero e, con la crisi pandemica, è molto più probabile che questa percentuale sia aumentata drasticamente, diminuendo, invece, quei lavoretti in regola, solitamente nel campo della ristorazione o nel campo dei drivers.

Negli ultimi giorni, in modo particolare, è circolato sul web uno scatto che riprendeva un giovane driver di Glovo che, nell’attesa dell’ordine successivo, si era seduto per terra sotto un fanale a ripassare degli appunti.

Questa fotografia è stata scattata in Spagna, a Malaga, da Pedro G. Diaz, e pubblicata sul gruppo facebook “Beneméritos GC, e da allora è diventata virale, suscitando commenti di stima e di riflessione sui giovani che passano inosservati oggigiorno.

Si dice che dopo la viralità della foto, sia stato rintracciato il ragazzo e gli siano state concesse delle borse di studio da parte di tre diverse società.

Molti hanno sottolineato come, tra ragazzi che cercano unicamente la fama sui social network, oppure quelli che rompono le vetrine, impegnandosi in attività scorrette, vi siano anche quelli che si spaccano pur di studiare, nell’ambizione di un futuro migliore attraverso l’acquisizione di competenze, testimoniate dal classico pezzo di carta.

D’altro canto, vi è un’ulteriore categoria di cui poco si discute e di cui l’Italia vanta un primato in Europa non indifferente: i NEET, ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono né impiegati, né studenti, i quali restano principalmente senza far nulla

In sintesi; lavorare durante lo studio richiede uno sforzo ed un sacrificio non indifferente, soprattutto contando il carico di materie da studiare e da dare ogni anno senza andare fuoricorso, perdendo così anche le agevolazioni… Bisogna, quindi, impiegare al meglio il tempo e stare molto attenti a seconda, soprattutto, della facoltà scelta.

#FacceCaso

Di Alessia Sarrica

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