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Cosa non ci si inventa per amore: ecco il regalo giusto (o quasi)

Cosa non ci si inventa per amore: ecco il regalo giusto (o quasi)

C’è chi si butta sui gioielli e chi sulla vacanza, ma si sa che il miglior regalo è quello che viene dal cuore. Soprattutto se fatto con sincero amore

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C’è chi si butta sui gioielli e chi sulla vacanza, ma si sa che il miglior regalo è quello che viene dal cuore. Soprattutto se fatto con sincero amore..

La festa degli innamorati è canonicamente San Valentino, ma i gesti romantici che due piccioncini si scambiano non si limitano ad un giorno all’anno. C’è chi pensa a compleanni, anniversari, ricorrenze e chi a mani screpolate, voglie da gravidanza e …cosa? Beh, l’amore decisamente non ha confini.

Molte delle cose che vediamo oggi nella nostra vita quotidiana sono frutto di un’invenzione, vuoi per caso o apposta. Alcune, però, hanno una storia particolare alle proprie spalle, come i guanti monouso in lattice.

Lo “strano” chirurgo

Nel 1889, un chirurgo di nome Halsted venne a sapere che una delle infermiere che lo assisteva in sala aveva sviluppato una dermatite in seguito al contatto con gli agenti chimici usati per disinfettare gli strumenti. Il medico allora chiese alla Goodyear Rubber Company di provare a produrre una serie di guanti di lattice sottilissimo, così da non impedire i movimenti e prevenire reazioni avverse della pelle. L’intuizione del medico fu un successo e presto spopolò in tutto il globo grazie anche ad una maggiore attenzione alle norme igienico-sanitarie in medicina. E per quanto riguarda l’infermiera che aveva sottoposto il problema al chirurgo, fortuna volle ne diventasse la moglie neanche un anno dopo!

Le fettuccine Alfredo

Il secondo aneddoto che vi propongo è sempre legato all’America siccome riguarda le fettuccine Alfredo. A parte le storpiature con l’accostamento di ingredienti improbabili che si vedono negli States, il piatto è composto da fettuccine all’uovo accompagnate da una crema di burro e parmigiano. L’idea della combinazione venne ad Alfredo Di Lelio nella città eterna, agli inizi del secolo scorso, nella speranza che alla moglie incinta tornasse la fame. Presentatole il piatto, lei ritrovò l’appetito e le piacque così tanto da spingere il marito ad inserirlo nel menu del loro ristorante. Quando una famosa coppia di Hollywood del tempo, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, andò a Roma in luna di miele, si innamorò della ricetta e le conferì fama internazionale riportandola in America.

Tutto ciò per dire che non serve sempre costruire un Taj Mahal per rendere manifesto il proprio sentimento, basta semplicemente un’invenzione che passi alla storia.

#FacceCaso

Di Lucia Lazzarini

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    STORIA DI ALFREDO DI LELIO, CREATORE DELLE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” (“FETTUCCINE ALFREDO”), E DELLA SUA TRADIZIONE FAMILIARE PRESSO IL RISTORANTE “IL VERO ALFREDO” (“ALFREDO DI ROMA”) IN PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE A ROMA

    Con riferimento al Vostro articolo ho il piacere di raccontarVi la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, inventore delle note “fettuccine all’Alfredo” (“Fettuccine Alfredo”).
    Alfredo Di Lelio, nato nel settembre del 1883 a Roma in Vicolo di Santa Maria in Trastevere, cominciò a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria aperta da sua madre Angelina in Piazza Rosa, un piccolo slargo (scomparso intorno al 1910) che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Sordi).
    Il 1908 fu un anno indimenticabile per Alfredo Di Lelio: nacque, infatti, suo figlio Armando e videro contemporaneamente la luce in tale trattoria di Piazza Rosa le sue “fettuccine”, divenute poi famose in tutto il mondo. Questa trattoria è “the birthplace of fettuccine all’Alfredo”.
    Alfredo Di Lelio inventò le sue “fettuccine” per dare un ricostituente naturale, a base di burro e parmigiano, a sua moglie (e mia nonna) Ines, prostrata in seguito al parto del suo primogenito (mio padre Armando). Il piatto delle “fettuccine” fu un successo familiare prima ancora di diventare il piatto che rese noto e popolare Alfredo Di Lelio, personaggio con “i baffi all’Umberto” ed i calli alle mani a forza di mischiare le sue “fettuccine” davanti ai clienti sempre più numerosi.
    Nel 1914, a seguito della chiusura di detta trattoria per la scomparsa di Piazza Rosa dovuta alla costruzione della Galleria Colonna (oggi Galleria Sordi), Alfredo Di Lelio decise di aprire a Roma il suo ristorante “Alfredo” che gestì fino al 1943, per poi cedere l’attività a terzi estranei alla sua famiglia.
    Ma l’assenza dalla scena gastronomica di Alfredo Di Lelio fu del tutto transitoria. Infatti nel 1950 riprese il controllo della sua tradizione familiare ed aprì, insieme al figlio Armando, il ristorante “Il Vero Alfredo” (noto all’estero anche come “Alfredo di Roma”) in Piazza Augusto Imperatore n.30 (cfr. il sito web di Il Vero Alfredo).
    Con l’avvio del nuovo ristorante Alfredo Di Lelio ottenne un forte successo di pubblico e di clienti negli anni della “dolce vita”. Successo, che, tuttora, richiama nel ristorante un flusso continuo di turisti da ogni parte del mondo per assaggiare le famose “fettuccine all’Alfredo” al doppio burro da me servite, con l’impegno di continuare nel tempo la tradizione familiare dei miei cari maestri, nonno Alfredo, mio padre Armando e mio fratello Alfredo. In particolare le fettuccine sono servite ai clienti con 2 “posate d’oro”: una forchetta ed un cucchiaio d’oro regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità).
    Un aneddoto della vita di mio nonno. Alfredo fu un grande amico di Ettore Petrolini, che conobbe nei primi anni del 1900 in un incontro tra ragazzi del quartiere Trastevere (tra cui mio nonno) e ragazzi del Quartiere Monti (tra cui Petrolini). Fu proprio Petrolini che un giorno, già attore famoso, andando a trovare l’amico Alfredo, dopo averlo abbracciato, gli disse “Alfré adesso famme vede che sai fa”. Alfredo dopo essersi esibito nel suo tipico “show” che lo vedeva mischiare le fettuccine fumanti con le sue posate d’oro davanti ai clienti, si avvicinò al suo amico Ettore che commentò “meno male che non hai fatto l’attore perché posto per tutti e due nun c’era” e consigliò ad Alfredo di tappezzare le pareti del ristorante con le sue foto insieme ai clienti più famosi. Anche ciò fa parte del cuore della bella tradizione di famiglia che continuo a rendere sempre viva con affetto ed entusiasmo.
    Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma non appartengono e sono fuori dal mio brand di famiglia.
    Il brand “Il Vero Alfredo – Alfredo di Roma” è presente in Messico con due ristoranti a Città del Messico ed a Cozumel sulla base di rapporti di franchising con il Group Hotel Presidente Intercontinental Mexico.
    Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” è presente nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale.
    Grata per la Vostra attenzione ed ospitalità nel Vostro interessante blog, cordiali saluti
    Ines Di Lelio

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