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La Cina nel pallone: ecco perchè puntano sul calcio

Lo sport più popolare del mondo sta conquistando anche l'Oriente. Tra business e opportunità di lavoro, scopriamo perchè tutti puntano sulla "sfera".

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Lo sport più popolare del mondo sta conquistando anche l’Oriente. Tra business e opportunità di lavoro, scopriamo perchè tutti puntano sulla “sfera”.

La Cina è considerata una delle superpotenze del pianeta. Possiede gran parte del debito pubblico americano (circa 1200 miliardi di dollari), ha lo stato più popoloso al mondo, la sua economia, seconda solo proprio agli USA, continua a crescere a ritmo incessante e non accenna a fermarsi.

Uno dei pochi settori in cui non ha ottenuto riconoscimenti è il calcio. Il pallone dal momento che è lo sport più seguito ed annovera un’infinità di praticanti, è un mercato enorme che, se ben sfruttato, genera molti profitti. Rappresenta anche altre cose:

  1. in primis è un soft power in quanto genera consenso e migliora l’immagine all’estero;
  2. è un’arma di distrazione di massa oltre che valvola di sfogo sociale;
  3. in ultima analisi è la lingua del nuovo millennio.

Un business che non poteva rimanere ancora a lungo fuori dagli interessi del governo di Pechino. Le spese effettuate dalle prime squadre cinesi, confermano che la Chinese Super League desidera rendere il campionato competitivo e appetibile come prodotto televisivo. Quotidianamente arrivano offerte da capogiro per i calciatori europei, talmente elevate da impedire un rifiuto. Le cifre sottolineano il fatto che la Cina ha speso più di tutte le altre maggiori leghe, Premier inglese compresa, e questa è solo una parte di ciò che si vuole realizzare.

Difatti dopo l’unica partecipazione al Mondiale del 2002, in cui l’Impero Celeste collezionò tre sconfitte uscendo al primo turno, il presidente, Xi Jinping, ha espresso il desiderio di vincere la competizione. Attualmente il livello calcistico del Paese è molto basso (81º nel ranking FIFA), anche considerando l’enorme potenziale demografico. Questo perchè non è uno sport praticato come in Italia et similia: quasi tutti i giovani italiani possono infatti affermare di essere cresciuti a pane e pallone. In breve tempo la musica dovrebbe cambiare, soprattutto in seguito all’input governativo, che ha predisposto un piano di riforma con scadenze ben precise.

Entro il 2020 cinquanta milioni di studenti, di scuole elementari e medie, dovranno giocare a calcio; saranno aperte, sempre in questo periodo, 20000 scuole calcio ed entro il 2030 ci dovrà essere un campo da gioco ogni 10000 abitanti.

Il progetto ultimo dovrebbe portare, per il 2050, la Cina ad essere una tra le migliori nazionali in circolazione. La lungimiranza ci dice però che per costruire un modello vincente è necessario partire dalle basi, ovvero i giovani. La squadra che ha creduto sin dall’inizio in questo e nella rivoluzione calcistica è stato il Ghuanzou Evergrande Taobao, la cui proprietà è divisa tra l’Evergrande Real Estate, colosso del settore immobiliare, che detiene il 60% delle quote societarie e Alibaba, piattaforma di acquisti online, con il restante 40%. Il Ghuanzou ha investito ben 185 milioni di dollari nel settore giovanile, utilizzando la cooptazione come metodo per carpire segreti e strategie (come nel tessile), avvalendosi appunto della collaborazione di allenatori e preparatori esperti, provenienti dal Real Madrid e mettendo a disposizione di quasi 3000 ragazzi una cinquantina di impianti. Continuando su questa strada diverrà la più grande Academy al mondo.

Per concludere sono convinto che la storia recente di questa nazione, desiderosa di primeggiare, ci ha dimostrato che la serietà delle intenzioni, unita all’intervento dell’imponente macchina statale, la porterà, in un futuro non molto distante, ad occupare una posizione di rilievo nel panorama internazionale.

Di Gabriele Piazzai

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