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Ai poster l’ardua sentenza: Twitter e le “sue” classifiche universitarie

Ai poster l’ardua sentenza: Twitter e le “sue” classifiche universitarie

La nostra rubrica sui dubbi, sulle paure e anche sui giramenti di… testa che affliggono gli studenti italiani. Oggi parliamo della classifica twitter

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La nostra rubrica sui dubbi, sulle paure e anche sui giramenti di… testa che affliggono gli studenti italiani. Oggi parliamo della classifica twitter di gradimento delle università emersa da alcuni post dei ragazzi.

Uno degli progetti caldi dell’ultimo Wired Next Fest ha riguardato la valutazione delle università italiane. Difficilmente, una volta conclusa l’esperienza liceale, gli studenti che desiderano continuare la propria formazione hanno le idee chiare. In Italia esistono molte eccellenze ed altrettanti atenei tra cui scegliere, parliamo di scelta molto importante, da fare con estrema cura, soprattutto per chi sarà fuorisede, dovendo quindi intraprendere anche un progetto di vita legato ad essa.

Esistono così una miriade di statistiche, studi, pubblicità che possono aiutare il futuro studente ad accordare la propria preferenza ad un’università piuttosto che a un’altra. Si tratta però di parametri oggettivi? Probabilmente non sempre.

Le esperienze di altri frequentatori sono un altro elemento che possiamo prendere in considerazione per la decisione, valutato forse come il più attendibile. Lo pensa sicuramente Voices from the Blogs, un’azienda italiana operante nel settore della Big Data Analysis, che, proprio in collaborazione con Wired.it, ha generato una classifica degli atenei italiani basandosi sull’analisi di oltre 900’000 tweet che si esprimessero appunto sulle università. Tale graduatoria ha visto primeggiare il Politecnico di Milano, seguito dall’Università di Torino, con al gradino più basso del podio la Sapienza di Roma.

La riflessione che in questo caso occorre fare è quanto questa statistica sia oggettiva e quanto possa realmente aiutare gli studenti nella scelta. Partiamo dal presupposto che ogni singola esperienza è sempre personale e passa per la propria soggettività, chiaro però che incrociando i dati, laddove ci fossero molte valutazioni coincidenti su uno stesso aspetto, avremo una valutazione attendibile. Il vero problema sta però nella stima generale di un ateneo. Ognuno di questi possiede delle eccellenze insieme a delle debolezze, dunque fornire una quotazione totale risulta un’analisi quantomeno superficiale.

Si potrebbe avere nel contempo una facoltà tra le migliori al mondo, con al fianco una delle peggiori. Una valutazione complessiva andrebbe così a fare un punteggio medio, penalizzando sia chi, davanti ai dati, decidesse di ripiegare altrove, andando a perdere l’opportunità di frequentare una delle facoltà migliori al mondo, ma anche chi scegliesse di iscriversi, di fronte ad una stima tutto sommato media, in una delle peggiori. Chiaramente si tratta di un esempio puramente ipotetico, che però mostra le insidie che si possono celare dietro una statistica complessiva di un ateneo.

Infatti nessun universitario lo frequenta in modo totale, ci sono iscritti a una facoltà oppure a un’altra, il che significa ambiti, insegnamenti, iniziative, professori e strutture completamente diversi tra loro, che, a seconda dei casi, possono costituire eccellenze, mediocrità oppure medianità.

Il consiglio per chi sta per appropinquarsi allo studio universitario è dunque quello di ascoltare tutte le campane e le analisi più disparate, andando però soprattutto a concentrarsi sul proprio ambito di interesse, perché è ciò che realmente conta, sarà il proprio lavoro specifico per i prossimi anni. Detto ciò, per la loro stessa natura relativa, probabilmente non esiste una statistica che sia realmente oggettiva, facendo permanere comunque un grado di incertezza nella scelta. Ma la domanda è: esisterà mai?

Ai posteri l’ardua sentenza.

#FacceCaso

Di Edoardo Frazzitta

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