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Romagnoli: la scuola che abbatte i muri

Romagnoli: la scuola che abbatte i muri

Alla Romagnoli di Bologna va in scena uno dei migliori progetti di integrazione e multiculturalismo d'Italia. Una scuola sempre aperta. Ex Jugoslavia


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Alla Romagnoli di Bologna va in scena uno dei migliori progetti di integrazione e multiculturalismo d’Italia. Una scuola sempre aperta.

Ex Jugoslavia, Marocco, Tunisia. Bangladesh, Senegal, Congo. Sono alcune delle nazionalità che si incontrano alla scuola Romagnoli di Bologna, un grande esempio di integrazione e multiculturalismo alle porte della città e che le porte le tiene sempre aperte.

Situata in un quartiere da sempre aperto all’immigrazione, dal Sud prima e dagli altri paesi poi, la scuola del Pilastro è composta da insegnanti e studenti il cui vero obiettivo è quello di crescere. Senza muri, senza ostacoli e con le porte sempre aperte. Le classi hanno al loro interno almeno il 50% di ragazzi con un background culturale diverso da quello italiano.

Sono della cosiddetta seconda o terza generazione, ovvero coloro che sono nati qui da genitori immigrati o i cui nonni lo sono. È una scuola dove la differenza è un punto forte, perché siamo tutti diversi ma non per razza o per religione, semplicemente perché ogni persona lo è.

È una scuola dove ogni nuovo bambino che arriva ha una sorta di tutor, scelto tra i ragazzi più grandi, che magari parla la stessa lingua madre e che lo accompagna nel viaggio attraverso le regole e le materie della scuola italiana. E sono gli stessi bambini a coinvolgere i genitori, facendo da traduttori prima e da “ponti interculturali” poi.

Alla Romagnoli è stata anche istituita la Giornata Annuale della Lingua madre, perché per ogni ragazzo ci sarà un’espressione idiomatica o un modo di dire particolare che vale la pena condividere con gli altri.

Ultimo, ma non per importanza è il cibo. Fonte ricchissima per la mediazione interculturale e modo più semplice per conoscere le culture differenti, il cibo è uno dei trick usati per superare le barriere in questa scuola. Anche a mensa c’è un occhio per tutti, piatti senza maiale per i bambini musulmani o senza manzo per gli indiani, una piccola attenzione che fa vivere tutti più felici. 

#FacceCaso

Di Benedetta Erasmo

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