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Coronavirus: a Pechino università chiuse a data da destinarsi

Coronavirus: a Pechino università chiuse a data da destinarsi

Università chiuse in tutta la Cina, causa Coronavirus. Studenti e studentesse internazionali sono pregati di non tornare in Cina: la mia esperienza.

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Università chiuse in tutta la Cina, causa Coronavirus. Studenti e studentesse internazionali sono pregati di non tornare in Cina: la mia esperienza.

Tantissime le misure di precauzione messe in piedi dal governo cinese in questi giorni per cercare di arginare il più possibile lo spargersi del Coronavirus. Tra queste la chiusura delle università a data da destinarsi. Il clima in Cina si fa sempre più teso e spaventoso. Vi racconto la mia esperienza diretta.

Sono “scappata” dalla Cina in fretta e furia

Come vi racconto da settembre a questa parte nella mia rubrica Cronache di una studentessa in Cina a partire da settembre 2019 ho iniziato i miei studi presso un’università di Pechino. Bene, sarei dovuta rimanere in Cina un anno intero per portare a termine la mia laurea magistrale nell’ambito di un programma di Double Degree.

Tutto bene se non fosse che mi sono letteralmente trovata a dover scappare dalla Cina la settimana scorsa. Sebbene il Coronavirus sia nato a dicembre 2019, nelle ultime due settimane si è verificata una vera e propria esplosione dei casi. Se all’inizio il virus non sembrava essere così pericoloso, nelle ultime ore anche l’OMS ha ammesso di essersi sbagliato nel valutare la portata del Coronavirus.

Ho iniziato ad avere veramente paura del virus nel momento in cui la mia università cinese ha iniziato ad allarmarsi. A quel punto, dopo aver chiesto consiglio anche all’Ambasciata italiana a Pechino, il 24 gennaio ho comperato un biglietto per il giorno successivo per tornare in Italia: era anche la vigilia del Capodanno cinese, meglio di così…

Se volete sapere di più su come ho trascorso il mio primo Capodanno cinese cliccate qui.

Università chiuse a data da destinarsi

Se, come misura precauzionale, in generale le vacanze sono state allungate fino al 3 febbraio, per quanto riguarda le università ancora non si sa nulla. Ufficialmente l’inizio del nuovo semestre era previsto per l’1 marzo, ma a oggi ancora non sappiamo nulla sulla riapertura.

Quello che vi posso raccontare è che da un giorno all’altro è come se l’università fosse entrata nel panico. Se prima del 20 gennaio noi studenti e studentesse internazionali in Cina non avevamo ricevuto alcuna comunicazione, da quel momento in poi abbiamo dovuto comunicare quotidianamente le seguenti informazioni: dove fossimo, il nostro stato di salute, se fossimo stati nella Regione dell’Hubei, se fossimo stati nella città di Wuhan, se avessimo avuto contatti con persone provenienti dalla zona.

Con il susseguirsi dei giorni le comunicazioni con l’università sono diventate sempre più intense, fino alla raccomandazione di tornarsene nei propri Paesi di provenienza. Per gli studenti e le studentesse che hanno deciso di rimanere a Pechino le indicazioni sono state chiare: non uscire di casa, non andare in posti affollati, fare attenzione alla ventilazione nella propria camera. A chi risiede nel campus universitario è stato raccomandato di non uscire dal campus e andare a misurarsi la febbre due volte al giorno presso l’accoglienza studenti. Per noi che invece siamo tornati nei nostri Paesi le indicazioni sono: rimanete dove siete ora, non tornate in Cina, non tornate a Pechino, non tornate nel campus dell’Università.

Questo tipo di informazioni ci vengono comunicate quotidianamente più volte al giorno insieme a molte altre raccomandazioni. Insomma, anche volendo rilassarsi è impossibile abbassare la guardia. Il Coronavirus non è sottovalutato dalle università cinesi che mettono in pratica notevoli misure di prevenzione. Il clima tra studenti e studentesse è veramente teso. Inoltre, la confusione regna sovrana sul futuro della nostra esperienza in Cina.  

#FacceCaso

Di Chiara Zane

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