Il tribunale di San Pietroburgo si è espresso decretando la censura di tre degli anime più famosi in circolazione (visti anche come i più violenti) D
Il tribunale di San Pietroburgo si è espresso decretando la censura di tre degli anime più famosi in circolazione (visti anche come i più violenti)
Dalla loro nascita, verso la fine degli anni Settanta, gli Anime sono spopolati diventando un cult della cultura giapponese: difatti si tratta di film d’animazione che hanno incantato diverse generazioni creando una vera e propria subcultura. Eppure, alcuni di essi vengono considerati come un pessimo esempio per i più giovani poiché troppo violenti data la presenza di pluriomicida: sembrerebbe questa la premessa della censura, partita dal tribunale di San Pietroburgo.
Di fatti, il 20 Gennaio, in Russia è stata decretata la censura assoluta di tre anime, considerati come i più famosi in circolazione: Death Note, Inuyashiki e Tokyo Ghoul.
Chissà come l’avrà presa Light Yagami, e se al momento si senta ispirato da qualche particolare nome e/o volto…
In realtà, l’insofferenza è nata nel 2013, quando una ragazzina russa si è suicidata ed il movente è stato associato alle 4 copie del manga di Death Note, ritrovate nella sua stanza.
Insomma, si punta il dito contro la filmografia e la bibliografia che tenderebbe a trasportare i più giovani all’emulazione di atteggiamenti “antisociali”, mentre adesso la rotta sembra essersi invertita verso i social network.
Difatti, secondo i recenti fatti di cronaca, una bambina di 10 anni è morta emulando la “Black Out Challenge” su Tiktok che consisteva nel legarsi una cintura al collo e portarsi al soffocamento.
Niente di nuovo in realtà, ricordiamo il fenomeno della Blue Whale, risalente al 2016, che portava i ragazzi a compiti “autopunitivi” ed infine al gettarsi dal balcone.
Così, mentre prima si dava la colpa ai videogiochi, nonostante sia stato dimostrato che questi aumentano semplicemente l’irascibilità e la competizione e che solo i ragazzi inclini moralmente alla violenza tendono all’emulazione, adesso vi si scaglia contro i media.
Il concetto di base è sempre lo stesso:
l’emulazione, ma non sarebbe il caso di educare i più piccoli a distinguere maggiormente la realtà dalla finzione? E soprattutto, non sarebbe meglio incitare i ragazzi al pensare con la propria testa e non lasciarsi trasportare dai media?
Piuttosto che dare la colpa ai film ed ai social network, forse si dovrebbero preparare adeguatamente i giovani a questo nuovo mondo che si prospetta loro, e a educarli al meglio all’uso di internet, che il semplice divieto probabilmente non basta…
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