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FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo album dei MAHATMOS

FacceSapè: ecco la nostra intervista per il nuovo album dei MAHATMOS

Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi sono i MAHATMOS a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo album.

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Nuovo appuntamento con le nostre interviste musicali: oggi sono i MAHATMOS a passare sotto le grinfie della nostra redazione per il nuovo album.

Maurizio Loffredo e Gianluca Meloni sono due musicisti/produttori che dopo anni di collaborazioni e produzioni con e per altri artisti decidono di unirsi per proporre la propria musica sotto il nome MAHATMOS. Questo progetto musicale nasce per esplorare il mondo dell’elettronica e dell’ambient ma non solo. Con una predisposizione innata e una passione forte per la musica da film cercano di creare esperienze e paesaggi sonori unici; per questo motivo le loro tracce, sempre ispirate dal desiderio di creare qualcosa di autentico e significativo, sono state usate in serie televisive, documentari, spot pubblicitari e programmi tv come Speciale TG1 di Rai 1, TG2 di Rai 2, Kilimangiaro di Rai 3, Rai Storia, Mediaset, Wind, ecc. Spinti dalla ricerca attraverso la sintesi modulare e dalla passione per l’improvvisazione dal vivo, nei loro brani e nei live set si troveranno sempre strumenti analogici vintage e tecnologia moderna.

Lo scorso 22 febbraio è uscito su tutte le piattaforme digitali il loro nuovo disco “The Last Interview”, un viaggio sonoro immersivo che fonde la musica elettronica con le voci iconiche di cinque pionieri del passato: George Orwell, Nikola Tesla, Sigmund Freud, Georges Méliès e Mahatma Gandhi.

Abbiamo scelto di intervistare i Mahatmos per conoscere meglio il loro progetto e ovviamente non ci siamo lasciati sfuggire qualche curiosità sul loro percorso scolastico:

Questo è un sito dedicato agli studenti, quindi non possiamo che iniziare col chiedervi qualcosa sul vostro percorso scolastico.
ML. Io dopo le scuole medie ho frequentato l’ITIS Enrico Fermi di Roma. Lo ricordo con gioia e ovviamente con un po’ di malinconia perché ho vissuto momenti bellissimi. Parliamo della fine degli anni ’80 primi ’90. Anni di occupazioni, manifestazioni studentesche, concerti dentro e fuori la scuola e soprattutto gli anni in cui scoprivo la musica. Lo so c’entra poco con il percorso scolastico in senso stretto ma grazie anche a quella scuola e alle esperienze vissute li faccio questo lavoro.

E che tipo di rapporto avete invece con lo studio della musica? Si può fare musica senza studiarla?
ML. Ho studiato musica e in particolare chitarra sempre da insegnanti o scuole private mentre Gianluca ha frequentato anche il conservatorio di Santa Cecilia studiando pianoforte. Negli anni successivi abbiamo allargato la nostra visione approfondendo lo studio della produzione musicale e in particolare della produzione di musica elettronica.
È una domanda non facile: lo studio è importante sicuramente ma la creatività come la capacità di scrittura o altre doti artistiche penso siano innate. Lo studio sicuramente ci da più elementi da cui attingere, ci allarga gli orizzonti, ci apre la mente ma bisogna secondo me avere già dentro una sorta di predisposizione, un fuoco sacro diciamo così. Teniamo sempre presente che alcune delle cose più belle nella musica (e non solo) sono nate da degli errori, cioè in maniera casuale e che alcuni dei più grandi artisti della musica recente non ha conoscenze troppo avanzate di teoria o di tecnica. Per concludere quindi direi che bisogna certamente studiare ma stando però molto attenti a non sacrificare la creatività per la regola.

In che modo il disco “The last interview” può rappresentare la nostra epoca?
Alcune cose non sono per niente cambiate anzi probabilmente sono peggiorate. Ognuno dei 5 personaggi ha avuto intuizioni o visioni su argomenti oggi ancora molto importanti. Ad esempio uno come George Orwell aveva già capito in “1984” cosa sarebbe successo con la tecnologia. Siamo sicuramente meno liberi di prima, la tecnologia è molto comoda ma ci sta rinchiudendo in delle gabbie dorate.

Avete scelto le voci di Orwell, Tesla, Freud, Méliès e Gandhi per dare vita a questo EP. A quale di questi personaggi sentite di essere più “legati”? Perché?
ML. Mi sento particolarmente legato a Orwell per i motivi di cui sopra e a Gandhi perché la sua storia mi colpì fin da bambino. Non mi sono mai stati simpatici i regimi, le colonizzazioni, le invasioni, i soprusi e il fatto che lui riuscì a combattere gli inglesi con la non-violenza è una cosa incredibile e fortemente attuale se pensiamo a quanto sia ancora violento il mondo in cui viviamo.

Che consiglio dareste ai giovani che vorrebbero iniziare una carriera nel mondo della musica?
Essere se stessi ma senza però rimanere fossilizzati su alcune posizioni e quindi essere in grado di crescere ed evolversi velocemente. Impegnarsi tantissimo, essere perseveranti e condividere con gli altri le proprie esperienze.

#FacceCaso

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