Nel mondo anglosassone si nota come gli scienziati siano afflitti sempre più da ansie e depressioni. Ma del resto è un fenomeno vecchio come il cucco.
Nel mondo anglosassone si nota come gli scienziati siano afflitti sempre più da ansie e depressioni. Ma del resto è un fenomeno vecchio come il cucco.
Scienziati= connubio tra genio e follia. Questo si dice nel più classico dei termini da associare alle menti più brillanti del mondo e della storia. Il problema sta nell’interpretazione di questo detto. Sempre più vede la follia nell’ottica dell’insanità psicofisica, malesseri mentali che i più giovani scienziati sembrano riproporre in massa come fu per il grande Einstein, ma anche Majorana e i ragazzi di via Panisperna.
Un tema che ritorna sul banco degli imputati nel mondo accademico e scientifico moderno. Natura, la più prestigiosa rivista scientifica del mondo, afferma che il problema dei disordini psichici per i giovani scienziati (vengono presi a modello gli inglesi) è più attuale che mai.
Su Twitter ad esempio è stato promosso un sondaggio dalla stessa Nature, che fa emergere come i giovani ricercatori scientifici avrebbero livelli di ansia e depressione sei volte maggiori di quelli medi.
I problemi ciclici sono molti, come limiti finanziari, un ambiente accademico ostile, il durissimo mercato del lavoro.
Un mix letale, che fa vivere male la loro professione e passione, e secondo alcuni di questi proprio a causa dello spazio in cui dovrebbero svolgerla. C’è chi si lamenta di un sistema di PHd e dottorati sbagliato. Si dice che andrebbe riformato, e siamo nel caso di quelli che già vivono uno dei migliori spazi e modelli, ossia quello inglese. Immaginatevi allora i nostri colleghi/coetanei italiani, dove l’ostracizzazione nei confronti della ricerca e scienza peggiora continuamente.
In ogni caso cultura e scienza si distaccano, creando un malessere eccessivo e un rapporto negativo con lo spazio accademico.
Ma questo peggioramento di ambiente cosa significa? Innanzitutto il peggiore dei rischi. Un allontanamento deciso e inesorabile da parte delle menti più brillanti allo spazio della ricerca, in primis orientandosi verso lidi diversi, magari imprese private o occupazioni con altre funzioni. Ma il peggiore di tutti è proprio che le prossime menti non emergano, rifiutando in partenza di avvicinarsi al vitale e fondamentale orizzonte della scienza.
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