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La realtà a volte non è come sembra: tutto quello che non sai sugli smartphone

La realtà a volte non è come sembra: tutto quello che non sai sugli smartphone

Paesaggi coloratissimi e pieni di radiazioni. Nickolay Lamm svela al mondo quello che gli occhi dell’uomo non sono in grado di vedere. Secondo quanto

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Paesaggi coloratissimi e pieni di radiazioni. Nickolay Lamm svela al mondo quello che gli occhi dell’uomo non sono in grado di vedere.

Secondo quanto emerge dal dodicesimo rapporto del Censis sulla comunicazione in Italia, il 52,8% della popolazione possiede uno smartphone. Questi piccoli gioielli della tecnologia entrati a far parte della nostra vita quotidiana, non varrebbero nulla senza una rete di trasmissione capace di metterci in contatto con il resto del mondo. Le radiazioni magnetiche che si propagano dal cellulare e ci consento di telefonare, chattare, navigare in Rete, sono invisibili all’occhio umano, ma cosa percepiremmo intorno a noi se fossimo in grado di visualizzare le onde elettromagnetiche? La risposta ci viene data dall’artista statunitense Nickolay Lamm il cui compito è quello di realizzare rendering digitali basati su ricerche scientifiche. 

Il progetto di Lamm, intitolato “See Your Cellular Network”, consiste nel mostrare, grazie all’ausilio delle ultime tecnologie, come apparirebbero alcune delle più famose città americane se fossimo in grado di percepire visivamente le onde elettromagnetiche. 

In ordine la città di Chicago, in cui i diversi colori stanno ad indicare le differenti combinazioni di frequenze e canali assegnate ad ogni utente.

New York, dove le antenne e i ripetitori telefonici sono posizionate in cima ai grattacieli, Washington D. C. dove l’area è coperta da una specifica stazione radio base dell’Herbert C. Hoover Building, Hollywood e per finire le radiazioni della stazioni radio base del Campidoglio, sede dei due rami del Congresso degli Stati Uniti a Washington.

All’ambizioso progetto di Lamm ha preso parte anche l’ingegnere italiano Danilo Terricolo, professore di informatica presso l’Università dell’Illinois a Chicago. 

Di Francesca Romana Veriani

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