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Problema razzismo? Michael Jordan scende in campo e dona 100 milioni

Problema razzismo? Michael Jordan scende in campo e dona 100 milioni

Il razzismo, non smetteremo mai di dirlo, è una delle piaghe peggiori della società odierna. Tanto da scatenare le ire di personaggi del calibro di Jo

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Il razzismo, non smetteremo mai di dirlo, è una delle piaghe peggiori della società odierna. Tanto da scatenare le ire di personaggi del calibro di Jordan.

Sono giorni frenetici, causa razzismo, negli USA. La morte di George Floyd ha scoperchiato un vaso di Pandora che credevamo fosse chiuso per sempre. Ma, evidentemente, così non era.

Il problema del razzismo, tanto negli Stati Uniti quanto nel nostro paese, è un problema reale. Un fuoco alimentato dai partiti populisti, che basano la propria (spasmodica) ricerca di audience proprio sulla rabbia e l’ignoranza del cittadino medio. Il diverso fa paura, ha sempre fatto paura, ma la paura è solo figlia della non conoscenza.

L’amico cui volete tanto bene, quando l’avete visto per la prima volta, di certo ha instillato in voi un certo grado di diffidenza, scomparso nel tempo proprio grazie alla relazione.

Un campione in campo contro il razzismo

Per fortuna, sono moltissimi i VIP e i campioni dello sport accorsi in sostegno di questa battaglia sacrosanta. Uno di questi è il più grande giocatore di basket di tutti i tempi: Michael Jordan.

Il razzismo in alcuni ambienti è in qualche modo accettato”, ha detto qualche giorno fa Jordan in un’intervista ad un giornale statunitense. “Dobbiamo capire già da bambini che non può essere tollerato. L’istruzione è una parte importante del cambiamento sociale. Se sto donando 100 milioni di dollari, insieme a Jordan Brand, è per fare la differenza. È un passo necessario per attaccare il razzismo radicato, sostenere le opportunità educative”.

Secondo il campione, per il razzismo una cura ci sarebbe, oltre la cultura: “Tendi una mano. Comprendi le diseguaglianze. Abbiamo riscontrato che il razzismo, in alcuni ambienti, è in qualche modo considerato accettabile. Solo perché qualcuno è cresciuto in una baraccopoli non significa che devi guardarlo come fosse diverso, o inferiore, perché poi comincia a vedersi come non uguale. Non dovresti sentire di essere migliore degli altri perché sei cresciuto con più vantaggi”.

Parole sacrosante, da sposare in pieno.

#FacceCaso

Di Giulio Rinaldi

 

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