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Ai posteri l’ardua sentenza: le lauree del futuro

Ai posteri l’ardua sentenza: le lauree del futuro

La nostra rubrica sui dubbi, sulle paure e anche sui giramenti di… testa che affliggono gli studenti italiani. Oggi parliamo delle lauree del futuro,

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La nostra rubrica sui dubbi, sulle paure e anche sui giramenti di… testa che affliggono gli studenti italiani. Oggi parliamo delle lauree del futuro, quelle che saranno più appetibili nel 2023.

Una recente ricerca del Sole 24 Ore mette in luce come il mercato del lavoro starebbe per cambiare. Infatti il quotidiano economico-finanziario sostiene che nel 2023, ossia tra soli cinque anni, ci sarebbe un’inversione di tendenza per quanto riguarda le lauree del futuro più richieste.

I dati riportati mostrano il settore economico-politico come quello più bisognoso di laureati, soprattutto in statistica ed affini. La vera sorpresa sta però nel secondo posto, affidato all’ambito umanistico. Per quest’ultimo ci sarebbe quindi una grande richiesta in special modo per quanto riguarda l’insegnamento. La ricerca si basa sul ricambio generazionale previsto per tutti i settori presi in considerazione, però, volendoci concentrare sulla questione umanistica, molto giocano a favore le ultime riforme in materia scolastica, per cui necessiterebbe una nuova ondata di insegnanti per le scuole di ogni ordine e grado.

Forse questa ricerca del Sole 24 Ore potrebbe segnare la definitiva uscita dalla fase del tiro a segno contro le materie umanistiche. Abbiamo passato anni a leggere editoriali, articoli, lettere e quant’altro, addirittura su grandi quotidiani nazionali, che definivano come ormai inutili, desuete e senza prospettive questo tipo di lauree, relegate all’interesse di qualche utopico sognatore o parcheggio per chi non aveva voglia di studiare qualcosa di importante. Convinzione passata poi nel senso comune, senza rendersi conto di quanto fosse un’analisi a mio modo di vedere estremamente superficiale.

Un periodo che ha lasciato morti e feriti, a cominciare dallo spopolamento dei licei classici, molti costretti ad inserire sezioni di scientifico per poter sopravvivere. Non se ne può fare una colpa ai genitori, i quali cercano ovviamente sempre il meglio per i propri figli, dunque trovandosi davanti ad un ambito definito senza prospettive, spesso anche solo per credenza diffusa, senza un reale riscontro che potesse giustificare una tale ripugnanza nei confronti delle materie letterarie, hanno preferito far virare i ragazzi verso altri settori, frustrando, sempre chiaramente a fin di bene, le loro attitudini.

Ecco così come incontriamo spesso giovani che lasciano a metà carriere universitarie portate avanti con scarsi risultati o disinteresse (o spesso entrambi), semplicemente perché non era la loro strada, sono stati portati a scegliere qualcosa che non gli apparteneva per stare dietro alle superficiali valutazioni del futuro.
L’arrivo della ricerca che stiamo prendendo in esame conferma la ripresa del settore che già era in atto da qualche tempo e ci dice anche quanto il mercato del lavoro sia sempre in continuo mutamento, opportunità nascono e sfumano, esistono tendenze temporanee che non è detto perdurino costantemente nel tempo.

La morale a mio avviso potrebbe stare nel cercare sempre di seguire le proprie attitudini, cercando di non intraprendere percorsi che non appartengono per inseguire una tendenza che si potrebbe poi rivelare solamente momentanea. Per ora i laureati e laureandi in materie umanistiche sembra possano tirare un sospiro di sollievo, chissà se durerà ancora per molto o se ritorneremo presto alle vecchie considerazioni.

Ai posteri l’ardua sentenza.

#FacceCaso

Di Edoardo Frazzitta

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