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22 anni sono una “fase”

22 anni sono una “fase”

Ho appena compiuto 22 anni, e comincio, per scherzo e seriamente, a pensare di non essere più semplicemente un ragazzino. Eppure come ci si deve appro

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Ho appena compiuto 22 anni, e comincio, per scherzo e seriamente, a pensare di non essere più semplicemente un ragazzino. Eppure come ci si deve approcciare alla vita?

I tempi cambiano sempre, di questo sono consapevole. Fino a 30/40 anni fa, in media a 22 anni si era sistemati col lavoro, molti addirittura sposati e tanti altri ancora già con figli. Andando ancora più a ritroso col tempo, c’è chi a questa età era veterano di guerra, ma fortunatamente non è più una situazione necessaria.
È difficile ipotizzare che quelli potessero sentirsi ragazzi, nel momento in cui ricadevano sulle spalle in varie forme tutte le responsabilità. Oggi invece, senza fare i finti buonisti, ci sentiamo ragazzi e ragazzini a 20,22, 25, 28,30 anni, e molto spesso anche 35 e 40. È il passo dei tempi, ma forse anche un modo di vivere e pensare molto diverso, da una parte più positivamente spensierato, dall’altra più immaturo e responsabile.

Con gli amici ci scherziamo, tra chi aveva già compiuto 22 anni, chi 23 e 24. “Te stai a invecchià eh”. “Ora non sei più un regazzino”. “Il calcetto comincia a diventà na fatica” e via dicendo.
Ed è vero, i 22 anni sono forse il numero che più caratterizza una “fase”. Al giorno d’oggi non sei più fisicamente e mentalmente quel ragazzetto di 18-20 anni capace di vivere come un forsennato sotto effetto di sostanze stupefacenti. 7/7 alla settimana fare le 5-6 e non sentire effetti, potersi divorare anche un bue e rimanere uguali, giocare a calcetto anche 4-5 volte alla settimana. Già a 22 anni cominci a sentire qualche rallentamento, e ci scherzi su, sapendo che però so ca**i e tra qualche anno soffrirai le pene dell’inferno.

Dall’altra parte non c’è ancora quel senso di responsabilità più maturo, che oggi comincia ad arrivare in media a 24-25 anni con la fine delle lauree, i primi lavori stabili, il peso delle responsabilità crescenti. “In medio statte virtus”, ma nemmeno troppo pensando a quanto immatura si rivela a volte la nostra generazione.

E allora la verità è forse come mi ha detto un quarantenne facendomi gli auguri: “Goditi ancora giorno per giorno come viene, sono gli anni belli prima che il mondo ti venga addosso”.
Quindi vi saluto e vado a godermi il mio limbo, in cui posso fare ancora un po’ di tutto, ma senza esagerare troppo eh.

#FacceCaso

Di Umberto Scifoni

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