Con l'ultimo DPCM varato dal governo domenica, cosa è cambiato? non molto per la verità, ma ecco un rapido recap di tutte le novità. Puntuali (si fa
Con l’ultimo DPCM varato dal governo domenica, cosa è cambiato? non molto per la verità, ma ecco un rapido recap di tutte le novità.
Puntuali (si fa per dire) con la risalita dei contagi da Coronavirus sono tornati i DPCM, annunciati dalle sempre attesissime conferenze stampa del premier Giuseppe Conte. Milioni di Italiani in trepidante attesa davanti alla TV verso le 8 di sera. Anche 8:30. Facciamo 9. Vabbé #Faccesapè preside’, quando vuoi. Tutti desiderosi di scoprire di quale lockdown si deve morire. E invece, alla fine le misure non sono state così drastiche come si credeva. Tranne per voi, amici baristi, che chiuderete alle 18. Vi siamo vicini col cuore.
Niente movida, quindi. E niente calcetto o altri sport di contatto al livello amatoriale. Ristoranti chiusi alle 24, in mille allo stadio (200 nei palazzetti), no a feste e ricevimenti con più di 30 invitati. Tutto come la settimana scorsa, insomma. Anche le palestre e le piscine, almeno per una settimana, sono ancora salve.
Uno dei cambiamenti più significativo, invece, è che ci sarà la possibilità di chiudere o strade, piazze o interi paesi, qualora le condizioni peggiorassero localmente. Senza per forza arrivare alla serrata totale come in primavera. Lo smart working è “fortemente raccomandato“. Fortemente ricercato, invece, è il lavoro in sé, così come i soldi per avere abbastanza computer in casa per accontentare tutti. Ma questo è un’altro discorso, che si lega alla questione della didattica a distanza per le scuole. Nel DPCM è questa l’altra grande novità, che però prenderà il via dal 21 ottobre. E riguarderà per lo più le superiori.
Università
Al contrario, per le università non sembrano esserci stravolgimenti di alcun tipo. Tutti gli atenei dovranno predisporre un’organizzazione della didattica per le attività curricolari sia in presenza, sia a distanza. Ma era già preventivato da questa estate, in realtà. Quasi tutti gli atenei, infatti, svolgono da un mese lezioni da remoto e fanno accedere un numero limitato di frequentanti nelle aule, su prenotazione. L’applicazione di tali piani di emergenza, in caso di aggravio della situazione, è comunque concordata con il Comitato Universitario Regionale di riferimento. Queste disposizioni si applicano, per quanto compatibili, anche alle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica. E, in ogni caso, si dovrà tenere conto dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale e delle conseguenti esigenze di sicurezza sanitaria.
#FacceCaso
Di Tommaso Fefè
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