Tra i contenuti visivi, abbiamo quasi dimenticato la funzione comunicativa che possa avere la nostra voce, così nasce ClubHouse. I social network han
Tra i contenuti visivi, abbiamo quasi dimenticato la funzione comunicativa che possa avere la nostra voce, così nasce ClubHouse.
I social network hanno sempre trovato il proprio punto di forza tra i vari contenuti visivi, dalle fotografie ai video, e siamo abituati a voltare la nostra attenzione puramente all’estetica dei profili e dei post … e se adesso Clubhouse ribaltasse questa prospettiva?
Si tratta di un’applicazione ancora in fase di sperimentazione, difatti è stata lanciata la versione beta, che enfatizza il bisogno comunicativo orale e riproduce un salotto di conversazione in uno spazio elettronico, più precisamente in un luogo virtuale, nel quale si possano costruire delle relazioni basate sulla conversazione, cancellando completamente l’esistenza del luogo fisico.
Al momento risulta disponibile soltanto per software iOS e si basa su un sistema ad inviti, ciò significa che, anche volendosi creare un account, affinchè questi venga attivato bisogna essere invitati da utenti già dentro la piattaforma.
Un po’ un club per pochi, infatti al massimo, ciascuna persona può invitare due utenti, dando al momento spazio ad utenti più conosciuti come influencers e divulgatori di vario genere.
Così sembrerebbe quasi un social network che porti il classico podcast in diretta e, per privacy, questi non può essere riprodotto, né registrato, quasi ci si ritrovasse casualmente ad un caffè con persone nuove e senza alcun tipo di smartphone per registrare.
Si basa su un altro principio: le stanze, difatti queste vengono aperte in base a delle tematiche, e vi sono dei moderatori che “danno la parola” a seconda di chi voglia intervenire, cercando così di ovviare al problema del parlare tutti insieme, generando confusione.
Questo anche per consentire lo sviluppo dei classici intervalli nella conversazione, più tecnicamente la funzione di coordinazione delle sequenze interattive, ovvero quella necessità di condividere regole di sistemi paralinguistici, come le pause, ed introdurre le turnazioni.
Così, potrebbe risultare una rivelazione per il miglioramento dell’eloquio, per tenersi attivi, verbalmente parlando, in una situazione in cui non è possibile confrontarsi al meglio con gente nuova, nel classico face-to-face, e senza il limite imposto dalle note vocali che non rendono una reale interazione ad intervalli di tempo reale.
E voi, lo utilizzereste?
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