In quest'edizione parliamo della bellissima storia di una studentessa, di un metodo per disinfettare le mascherine e dell'importanza delle fonti. Arc
In quest’edizione parliamo della bellissima storia di una studentessa, di un metodo per disinfettare le mascherine e dell’importanza delle fonti.
Archiviato un 2020 difficile, continua a combattere contro il Coronavirus e ad indebolirlo con le sue bombe (ogni settimana una nuova Covid News nel box a metà articolo). È il TG USA 2.0 ladies and gentlemen, siete carichi per questa nuova edizione? Allora daje; anzi, C’MON!
Una perseveranza rara per una malattia rara
Apriamo l’edizione di oggi raccontandovi la bellissima storia di Melissa Kwiatkowski, studentessa 29enne della Oakland University che lo scorso Aprile ha finalmente conseguito la laurea magistrale in storia. E quindi, cosa c’è di speciale direte voi? Semplice, il fatto che Melissa è affetta da qualche anno dalla colangite sclerosante primitiva (PSC), una malattia cronica rara che colpisce 16 persone su 100.000, ma che non ha impedito a Melissa di centrare il suo obiettivo. Brava!
Curiosità della settimana: dopo il sisma dell’Aquila, il Sierra Nevada University di Incline Village stanziò ben 34 borse di studio destinati ai migliori studenti del capoluogo abruzzese, dopo che gli edifici del loro ateneo di provenienza erano stati danneggiati o addirittura distrutti dal terremoto.
Ecco la ricetta per decontaminare le mascherine
A realizzarla è stato l’ingegnere meccanico della Rice University di Houston Daniel Preston, che in uno studio pubblicato sul Journal of Hazardous Materials, ha illustrato come eliminare la presenza del 99,9% del SARS-CoV-2 dalle mascherine senza deteriorarne il materiale. Per farlo, è sufficiente scaldare il dispositivo di protezione all’interno di un forno alla temperatura di 70°C per circa cinque minuti. Ovviamente non provateci a casa però!
Si è laureata a…Greenville. Stiamo parlando dell’attrice statunitense Sandra Bullock, che vanta una laurea in teatro e recitazione conseguita presso la East Carolina University.
Le fonti contano, eccome se contano
Lo sostiene la New York University, che nell’Aprile del 2020 ha realizzato uno studio (pubblicato di recente) nel quale ha analizzato con l’ausilio dei social media i dati di oltre 6.500 cittadini USA. È stato chiesto ad ognuno di essi quale fosse la loro principale fonte di informazione sul Covid-19 ed è emerso che in quasi tutti i casi le fonti primarie di informazione giocavano un ruolo fondamentale nella coerenza tra conoscenza e comportamento.
Per questa settimana è tutto cari lettori. Il TG USA 2.0 saluta, ringrazia e augura una buona giornata a voi e ai vostri congiunti. Inoltre vi invita to be careful (de ‘sti tempi più del solito) o, se preferite, a FacceCaso.
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