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I libri di Dionisetti vanno in Svizzera


I libri di Dionisetti vanno in Svizzera

I volumi di Dionisetti dovevano essere donati all’Università del Piemonte Orientale ma non c’è spazio. Sono finiti sugli scaffali dell’Università dell

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I volumi di Dionisetti dovevano essere donati all’Università del Piemonte Orientale ma non c’è spazio. Sono finiti sugli scaffali dell’Università della Svizzera Italiana. #FacceCaso.

I preziosi volumi di Carlo Dionisotti, uno dei più grandi maestri di storia della letteratura. Sono finiti sugli scaffali dell’Università della Svizzera Italiana.

Dionisotti ha insegnato per tutta la vita in Inghilterra, al Bedford College.

I suoi volumi, più di 10mila, vantano 330 edizioni antiche e annotate dallo studioso, mille testi rari dell’Ottocento e la collezione del fondo novecentesco.

Dovevano essere donati all’Università del Piemonte Orientale ma non c’è spazio. A raccontare la vicenda ci pensa Carlotta, docente di Latino e Greco all’università di Londra.

“La famiglia è originaria di Vercelli, e papà aveva conosciuto lì la mamma, scomparsa nel 2013. Per questo Vercelli era la destinazione naturale”.

Dionisotti voleva che i suoi testi fossero messi a disposizione degli studenti e consultati. “Per questo avevamo scelto una Università giovane e promettente come il Piemonte Orientale”.

C’è un accordo tra famiglia e Università. “Ma i libri sarebbero stati donati dopo la morte di mia madre era giusto che lei vivesse in mezzo a quei volumi con cui aveva trascorso la vita insieme a papà”.

“Ci siamo trovati in condizione di svuotare subito la casa. La legge inglese prevede una tassa sull’eredità degli immobili del 40%. Con la bolla immobiliare di Londra il valore dello stabile comprato dai miei negli anni Cinquanta si era moltiplicato e le tasse sarebbero state altissime. Per cui abbiamo deciso la vendita e occorreva trasferire i volumi”.

A Vercelli però non c’è posto. “La piccola facoltà di Lettere non aveva e non ha gli spazi per accogliere il fondo. L’idea di recuperare i locali dell’ex ospedale maggiore. Non di proprietà universitaria, avrebbe risolto il problema, coi tempi lunghissimi delle ristrutturazioni e della burocrazia. La situazione non si è ancora risolta”.

La biblioteca è finita a Lugano dove Carlo Ossola, direttore dell’istituto di italianistica, ha messo a disposizione gli spazi dell’Ateneo Svizzero.
“L’hanno catalogata e i volumi possono già essere consultati dagli studenti. Esattamente quello che desiderava mio padre”.

Altri 3000 volumi attendono di essere portati in Svizzera. “Ma mi hanno detto che la Soprintendenza ha bloccato questo trasferimento, perché le opere d’arte non possono essere portate all’estero. Questi sono i libri di famiglia, in Italia non si trova un posto, non siamo neppure liberi di donarli a chi vogliamo e a chi ne ha cura e li valorizza?”.

#FacceCaso.

Di Francesca Romana Veriani

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